Volpe Vincenzo *
Grottamiuarda (Avellino) 1855 - Napoli 1929
Ricevuti i primi insegnamenti dal fratello Angelo, nel 1871 si iscrisse all'Accademia di Napoli sotto la guida di D. Morelli. Si specializzò nella pittura di genere, utilizzando soggetti presi dalla realtà quotidiana: una galleria di suore e chierichetti, figure di vecchi e di scugnizzi ambientati spesso in interni, della quale già la critica coeva sottolineava una certa monotonia iconografica. Esordì nel 1875 alla Promotrice partenopea (Come nasconderlo alla mamma, Primi palpiti, Tra un salmo e l'altro e L'eredità paterna) e all’Esposizione Nazionale del 1877 presentò Interruzione piacevole (Napoli, Museo di Capodimonte). Si cimentò anche nelle scene in costume alla M. Fortuny (Il libro proibito, esposto a Milano nel 1880). Nel 1888 F. Netti rilevava, a proposito di Ruta! (esposto alla Promotrice), un tipo di pittura «forse incline alla soppressione delle mezze tinte e all'abuso del nero» ma «larga e sobria». La cifra dell'artista, basata su uno sciolto virtuosismo descrittivo, si avvaleva infatti di tonalità perlacee che attutivano le note cromatiche più accese. Nei ritratti (Ritratto di signora, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) fece uso frequente del pastello (Olimpia, 1896, Napoli, Museo di Capodimonte). Fra le opere di decorazione figura anche quella, realizzata insieme al fratello Angelo, nella cappella della Madonna dell'abbazia di Montevergine (1891-1896). Nel 1902 fu nominato professore aggiunto presso l'Accademia napoletana e nel 1918 ne divenne presidente.