Petiti Filiberto *
Torino 1845 - Roma 1924
Affiancò gli studi artistici a un impiego amministrativo statale, che abbandonò definitivamente soltanto nel 1880. L’interesse per l’opera di A. Beccaria, V. Avondo e C. Piacenza lo indirizzò alla pittura di paesaggio, secondo modi di derivazione barbizonnière. Dal 1867 al 1874 soggiornò a Firenze, continuando a esporre alle mostre locali (1873, Sorrisi d'Autunno, Rive di un torrente, Il renaiolo; 1874, La quiete), anche dopo il definitivo trasferimento a Roma. Fra il 1875 e il 1920 espose con assiduità alle mostre della Società degli Amatori e Cultori (1875, Novembre nei dintorni di Roma, Il ritorno dalla pesca; 1879, Un mattino a caccia; 1885, Sulla riviera, Scogliera presso Levanto, Casolare presso Torino; 1887, A caccia, Libeccio, La piazza di Rocca di Papa). Dal 1878 entrò a far parte dell’Associazione degli Acquarellisti e dai primi anni del secolo di quella dei “XXV della Campagna Romana”. I paesaggi della campagna romana furono il tema costante della sua opera: li realizzava con attenta percezione dei valori della luce e delle suggestioni del motivo (Reminiscenze della campagna romana, esposto a Firenze nel 1879, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; Quiete minacciata, 1881, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna). La sua presenza fu assidua anche alle mostre milanesi e veneziane; all’Esposizione di Parigi del 1900 fu premiato per Maccarese.