Morelli Domenico *
Napoli 1823 - 1901
Di condizioni non agiate, fu mandato a lavorare giovanissimo nella bottega di un decoratore. Frequentata la scuola presso i Gesuiti, dal 1836 poté entrare all’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di C. Guerra e poi di G. Mancinelli. Vinto il concorso triennale di Pittura del 1845, compì il primo viaggio a Roma, dove conobbe F. Coghetti e la scuola dei Puristi tedeschi. Nel 1847 vinse con F. S. Altamura il pensionato a Roma, dove ritornò per qualche mese realizzando fra l'altro una Madonna che culla il Bambino, che ispirò uno dei primi scritti dello storico napoletano P. Villari. L’amicizia con Villari, di cui sposò la sorella Virginia (1853), e con l’avvocato F. P. Ruggiero fu di impulso al giovane artista per accostarsi ai grandi testi letterari classici e romantici, da F. Schiller a W. Scott a G. Byron. Dopo aver preso parte ai moti napoletani del 1848, proseguì il perfezionamento a Napoli, presso l'Accademia, presentando alle biennali borboniche temi religiosi e let-terari (1848, Sacra Famiglia, Vanderveld prigioniero dei corsari; 1851, Maria de' Medici visita la studio di Rubens, Assalto di un forte, I Martiri). Frequentava lo studio dei Palizzi, attratto dalla “verità di superficie”, ma sentiva più forte l'esigenza di dare maggiore “significato” ai suoi temi di storia. Studiò con cura l'ambientazione dei quadri storici offrendone il primo esito negli Iconoclasti (Napoli, Museo di Capodimonte), presentato alla Mostra Borbonica del 1855 insieme a Vittoria Colonna con Michelangelo, Ariosto, Rucellai e Bembo, un Ritratto e I corpi de' martiri cristiani trasportati dagli angeli nelle catacombe. Nel 1855 compì un viaggio in Italia e in Europa, durante il quale conobbe F. Hayez, J. L. Gérome e J. L. Meissonier. Nel 1856 si fermò per qualche tempo a Firenze, consolidando i rapporti con l’ambiente toscano e lasciando una profonda impressione con le sue prove, fortemente segnate dal chiaroscuro: lavorava in quel momento alla Mattinata fiorentina e ai Freschi a Venezia per il collezionista napoletano G. Vonwiller. Intorno al 1858 ebbe dal re di Napoli l’incarico per alcune Storie della vita di San Francesco per la chiesa di Gaeta; nello stesso periodo ebbe inizio il lungo rapporto d’amicizia con G. Verdi (Il senatore Loredano che legge una denuncia contro J. Foscari, esposto a Napoli nel 1859), documentato da un ricco epistolario. Le opere di questi anni, riflettono il maturare della sua visione realistica dei soggetti di ricostruzione storica (Il conte Lara, I Vespri Siciliani, Bagno pompeiano, La barca della vita, presentati all’Esposizione Nazionale di Firenze del 1861; Il Tasso, redazioni del 1863 e del 1865, entrambe a Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). Nella produzione successiva divennero preponderanti i temi religiosi, tratti dalla Bibbia e dal Corano, per i quali si documentava attraverso la lettura di testi storico-geografici. Accogliendo orientamenti diversi, propose una personale e seguitissima lettura della cultura figurativa italiana ed europea, che dagli anni ’70 assunse un ruolo di riferimento rilevante nel panorama artistico italiano (La deposizione di Cristo, Salve Regina, esposti a Milano nel 1872; Gli ossessi, per Verdi, 1876, Milano, Casa di Riposo dei Musicisti; Le Tentazioni di S. Antonio, 1878, Gli amori degli angeli, Gesù in Galilea, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). La cospicua serie di ritratti, avviata da quello felicissimo di B. Celentano (1858, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) si arricchì delle immagini di familiari, artisti e personaggi del mondo politico e culturale (G. Verdi, Milano, Casa di Riposo dei Musicisti). Dagli anni ’70 condusse l’esercizio privato del paesaggio, realizzando piccole tavolette durante i soggiorni a Capri, Pompei, Amalfi, ma soprattutto a Cava de’ Tirreni. Alla lunga attività didattica (dal 1869 al 1881 e dal 1891 presso l’Accademia di Napoli) accompagnò un continuo impegno nella politica culturale, sia presso gli istituti partenopei sia in campo nazionale.