Minardi Tommaso *
Faenza (Ravenna) 1787 - Roma 1871
Formatosi nello studio di G. Zauli a Faenza, nel 1803 ottenne un sussidio per compiere il perfezionamento a Roma. Qui, accolto e introdotto nell'ambiente artistico dal conterraneo F. Giani, eseguì i saggi da inviare alla città natale (La cena di Emmaus, 1807, Faenza, Pinacoteca Comunale), ma soprattutto si esercitò nella pratica del disegno. Dal 1810 al 1826 si dedicò quasi esclusivamente alla copia disegnata del Giudizio Universale di Michelangelo, commissionatogli dall’incisore milanese G. Longhi: il lungo e travagliato impegno gli consentì di approfondire e affinare una tecnica che privilegerà sempre nel corso della sua attività. Poche al confronto le opere pittoriche: dall'Omero cieco in casa di Glauco (1810 ca., Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) e dal disadorno ed essenziale Autoritratto nella soffitta (1813, Firenze, Uffizi) fino alla Vergine appare a santo Stanislao Kostka (1824), per la chiesa romana di Sant'Andrea al Quirinale, in forme ormai puriste, e alla tarda Madonna della Misericordia, per l’omonima chiesa del cimitero del Verano (1861 ca.). Esponente di primo piano del Purismo, esaltò il valore dei modelli e delle tecniche dei Primitivi, convergendo sul piano teorico con la poetica dei Nazareni. La sua incidenza nella cultura artistica del primo Ottocento fu accentuata anche dalla lunghissima attività didattica, svolta presso le accademie di Perugia (dal 1818 al 1821) e di Roma (dal 1822). Nel suo studio romano si formarono intere generazioni di artisti.