Innocenti Camillo *
Roma 1871 - 1961
Finiti gli studi classici frequentò lo studio di L. Seitz, assimilandone la cultura tardopurista. Dopo i contatti con D. Morelli, alla fine degli anni '80 si avvicinò ad A. Mancini, del quale studiò con passione l'uso dei colori puri (ritratti di Francesco Vitalini, Maschere di carnevale, 1893 ca.). Ebbe i primi riconoscimenti con temi storici e religiosi vincendo il concorso dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon (1894) con Cristo nel deserto e il pensionato Artistico Nazionale del 1898 con il Giuramento di Pontida (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Nello stesso anno, durante un soggiorno a Chioggia in compagnia di E. Tito, pose attenzione ai temi popolari ed esotici (Le Buranelle, Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica). Questi interessi si intensificarono nei primi anni del Novecento: durante un soggiorno in Spagna (1901) fu affascinato dalla vita madrilena e nelle Impressioni di Spagna raccolse immagini di corride, sigaraie di Siviglia, gitane di Granada. Dalla permanenza a Scanno, in Abruzzo (1904), trasse la serie I costumi di Scanno, di insolito aspetto orientaleggiante; nel viaggio in Sardegna (1908) fu ispirato da usi e costumi del luogo. In queste opere i contorni fortemente marcati, il colore distribuito in ampie zone piatte e uniformi dalle tinte contrastanti rimandano alla ricerca dei Nabis. Frattanto aveva avviato una promettente attività espositiva: nel 1903, non senza polemiche per la sua giovane età, fu invitato alla Biennale di Venezia, dove presentò opere divisioniste caratterizzate dal tratto allungato della pennellata, segno tipico del Divisionismo romano. In seguito divenne illustratore fra i più eleganti e raffinati di una bellezza femminile di tipo moderno, che rappresentò per lo più attraverso l'intimità dei gesti quotidiani (Alla toelette, Palermo, Galleria Civica d'Arte Moderna, La sultana, Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna).