Dalbono Edoardo *
Napoli 1841 - 1915
Figlio del critico C. Tito e nipote dello storico Cesare, ebbe facile accesso agli studi di G. Gigante, C. Carelli e D. Morelli. Nel 1850, a Roma, seguì le lezioni di A. Marchetti e di N. Consoni. A tredici anni si iscrisse all'Accademia di Napoli, allievo prima di G. Mancinelli e poi di N. Palizzi. Nel 1859 esordì alla Promotrice con Studio di mulino, Veduta d'una campagna e con il San Luigi di Vincennes. Con gli anni '60 iniziò una produzione versatile che spaziava dai piccoli studi dal vero condotti all'interno della Scuola di Resina (La terrazza, 1866 ca., Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) alla pittura di soggetto storico e mitologico. Parallelamente espose con costanza a Napoli, dal 1863 al 1878, tele come Da Frisio, a Santa Lucia (1866, Napoli, Museo di San Martino) che rivelano l'adesione al realismo palizziano. Nel 1870 vinse la medaglia d'argento a Parma per La scomunica di Re Manfredi (1867), opera segnalata da T. Signorini per l'evidenza realista. Nel 1871 presentò a Napoli La leggenda delle sirene (Napoli, Museo di San Martino), poi riproposta a Milano (1872) e a Vienna (1873). Al 1874 risale il determinante incontro con M. Fortuny dal quale assunse il virtuosismo della pennellata e l'impostazione scenografica dei dipinti (Sirene moderne, 1874, coll. privata; La canzone di Piedigrotta, 1885, Trieste, Museo Revoltella). Dal 1878 al 1882, alternando soggiorni in Veneto e in Piemonte, si stabilì a Parigi dove realizzò per il mercante Goupil soggetti assai ricercati di folclore partenopeo. Dagli anni '80 risentì del diffuso clima estetizzante provandone gli esiti in dipinti come Venere sorgente dal mare. Presente alle mostre napoletane fino al 1914, espose anche a Torino (1880, 1882), a Venezia (1895) e a Roma (1883, 1911), dove nel 1915 presentò Sulla via di Taranto identificabile con Paesaggio con fauni (Piacenza, Galleria Ricci Oddi). Realizzò opere a fresco, si dedicò all’illustrazione e, anche se in maniera sporadica, alla pittura sacra. Ottenuta nel 1897 la cattedra di pittura all’istituto di Belle Arti di Napoli continuò a ritrarre la sua città e il mare con i finissimi passaggi tonali della sua tavolozza e con l’inconfondibile sigla decorativa del suo stile.