Ciardi Beppe *
Venezia 1875 - Quinto di Treviso (Treviso) 1932
Figlio di Guglielmo, pur avendo intrapreso gli studi di scienze naturali all’Università di Padova, coltivò fin dalla giovinezza l’indirizzo artistico ricevuto dal padre e dallo zio materno G. F. Locatello. Nel 1894 presentò alla Triennale milanese tre gruppi di studi dal vero e solo dal 1896 frequentò l'Accademia di Belle Arti di Venezia come allievo di E.Tito. Da quell’anno ebbe inizio la vasta produzione di paesaggi e di soggetti agresti che ebbero ampia diffusione, presentati assiduamente alle mostre di Milano (1897, Peschi in fiore, Meriggio-Alpi venete), di Firenze (1896-1897, Giorno di pioggia a Zoldo alto, Interno di cucina), di Torino (1896, Al pascolo, Studi dal vero; 1898, Plenilunio, Scirocco-Venezia, Sera di marzo, Tiepido sole, Primavera-Estate-Autunno) e alle biennali veneziane (1899, Terra in fiore, trittico, Udine, Galleria d'Arte Moderna; Monte Rosa). Nel 1900 Ciardi ottenne a Brera il premio Fumagalli (La parabola delle agnelle, trittico) e partecipò alla mostra romana della Società “In Arte Libertas” con Sulle Alpi (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). L'artista trascorse la vita fra Venezia, Canove di Asiago e Quinto, profondamente legato, come il padre, alla campagna trevigiana che ispirò larga parte della sua produzione pittorica. L'amicizia con V. Gru-bicy lo aveva avvicinato alla pittura di G. Segantini e al Divisionismo, esperienza da cui derivò una personale, incisiva interpretazione dei soggetti alpestri (Vacche all'abbeveratoio, 1905, Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro; Vacca bianca, 1909, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). La Biennale veneziana del 1912 gli dedicò una sala con 45 opere e nell’edizione del 1935 l’artista venne ricordato con una mostra postuma di 27 opere.