Biseo Cesare *
Roma 1843 - 1909
Ricevuti i primi rudimenti artistici dal padre Giovanni Battista (1815-1865 ca.), pittore scenografo attivo nei teatri romani Apollo (1849-1859) e Argentina (1855-1858), Biseo ebbe inizi da prospettico e decoratore ma si volse presto alla pittura dal vero allontanandosi dall’educazione classicista. Nel 1869 fu chiamato a decorare alcuni edifici pubblici in Egitto, fra i quali il teatro dell'Opera del Cairo e qui, nel corso del 1870, trasse gli spunti per dipinti di varie dimensioni e formato (Impressioni dal vero, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) con studi di paesaggio, di figura e ritratti. Al Cairo probabilmente incontrò S. Ussi con il quale stabilì un fertile confronto di esperienze: al pittore toscano, così distante per formazione artistica, Biseo dovette se non altro la conoscenza del genere di orientalismo alla Decamps. Dal successivo viaggio in Marocco, in compagnia di Ussi e di E. De Amicis, nel 1875, ebbe origine il resoconto di viaggio del giornalista scrittore illustrato dai due artisti (Marocco, edito da Treves nel 1877). Nel 1878 realizzò le illustrazioni di Costantinopoli, pure di De Amicis. In seguito a queste esperienze andò maturando, fino agli anni '90, un personale realismo da “reportage di viaggio”: infatti, dopo l’esordio a Vienna nel 1873, dal 1877 (Palazzo di giustizia a Tangeri, esposto a Napoli) si presentò alle esposizioni italiane e straniere con soggetti orientali. Tornò all'affresco per decorare, con D. Bruschi, C. Badili, P. Joris, F. Jacovacci e altri artisti il nuovo salone espositivo dell'Associazione Artistica Internazionale in via Condotti a Roma. Nel 1886 lavorava al Ricevimento della prima missione sciolana al Quirinale per il Ministero di Pubblica Istruzione, opera mai portata a termine, i cui studi (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Istituto Italo-Africano) furono riutilizzati per la Battaglia di Dogali (1887, Palermo, Palazzo dei Normanni). Riaccostatosi al paesaggio negli anni '90, fu nel 1904 tra i fondatori del gruppo dei “XXV della Campagna Romana”, con il soprannome di “cairate”, datogli da C. Pascarella per via dei suoi soggiorni africani.