Dizionario degli Artisti

Qui di seguito sono elencati gli artisti censiti nella Banca dati dell'Istituto Matteucci. Ad ogni nome corrisponde una serie di dipinti archiviati, di cui l'Istituto, dietro richiesta, è in grado di trasmettere copia della relativa scheda. Ciò risponde alla volontà di mettere a disposizione di studiosi, mercanti d’arte, collezionisti o semplici appassionati uno strumento agile e efficace per soddisfare le diverse esigenze legate al mondo dell’arte, prima fra tutte l’approfondimento dell’attività di pittori, scultori, incisori, fotografi etc. Il “Dizionario degli artisti” si propone, quindi, come repertorio ragionato di nomi, talvolta accompagnati, se contrassegnati da asterisco, da biografia e da alcuni esempi di firma.


Le biografie sono tratte dal Dizionario degli artisti curato da Cristina Bonagura, parte integrante dell’opera Pittori & pittura dell’Ottocento italiano (1996-1997) coordinata da Giuliano Matteucci con la collaborazione di Paul Nicholls  e realizzata dalle Redazioni Grandi Opere dell’Istituto Geografico De Agostini, alle quali va il sincero ringraziamento dell'Istituto Matteucci per aver autorizzato la diffusione in rete dei testi.

Basiletti Luigi *

BASILETTI LUIGI
Brescia 1780 - 1864
Personalità eclettica, fu uno dei protagonisti della cultura bresciana della prima metà dell’Ottocento: esperto d’arte e restauratore, si dedicò anche a progetti architettonici e campagne di scavi archeologici. Dopo una prima formazione presso lo studio del pittore bresciano S. Cattaneo, dal 1801 frequentò l’Ac- cademia di Belle Arti di Bologna, dove si distinse conseguendo numerosi premi e commissioni come quella di un medaglione raffigurante La poesia (1802). Dal 1804 è documentata la sua presenza a Roma; i suoi contatti con la cultura neoclassica romana, in particolare con V. Camuccini, sono evidenti nell’opera Oreste inseguito dalle furie nel tempio di Diana (Bologna, Galleria Comunale d'Arte Moderna), con cui nel 1804 vinse il premio Curlandese all’Accademia. Nel periodo romano, protrattosi fino al 1809, eseguì numerosi paesaggi che presentano già le peculiarità della sua produzione futura: l’impostazione classicista della scena derivata da C. Lorrain e N. Poussin, un minuzioso descrittivismo e un’attenzione agli effetti atmosferici che lo collegano agli esempi di P. Hackert e M. Verstappen, in quegli anni anch’essi a Roma. Al suo rientro a Brescia, dove nel 1810 divenne socio dell'Ateneo, eseguì quadri di soggetto sacro (Angelo custode, 1811, Brescia Duomo Nuovo), dipinti di storia (Bajardo ferito al sacco di Brescia, esposto a Milano nel 1835, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), ritratti (Ritratto di gruppo con i coniugi Tosio, Brescia, Ateneo) ma soprattutto paesaggi e vedute ideali dove espresse una forma inconsueta e singolare rispetto alla contemporanea pittura di paesaggio. Strinse amichevoli rapporti con i committenti locali, come il conte Paolo Tosio, di cui curò anche la ricca collezione d’arte. Socio dell’Accademia di Brera, vi espose fino al 1835. Non si conoscono opere posteriori al 1837, anno in cui l’artista fu presente per l’ultima volta all'Ateneo bresciano.
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