Zatti Carlo *
ZATTI CARLO
Brescello (Reggio nell’Emilia) 1809 - 1899
Di famiglia colta, dopo gli studi classici fu ammesso nel 1832 all'Accademia Atestina di Modena sotto condizione del controllo di polizia, per via della sua partecipazione ai moti del 1831. Si trasferì dal 1836 all’Accademia di Firenze dove rimase per tre anni. Due dipinti di eguale soggetto (Santa Filomena, per le chiese di Brescello, Reggio nell’Emilia e di Fiumalbo, Modena) documentano stretti contatti con la cultura secentesca di G. Bezzuoli, mentre il Milone che tenta di liberare le sue mani dal tronco (Modena, Galleria Estense) rimanda al neoclassicismo eroico di L. Sabatelli. Al periodo fiorentino risalgono l’Adamo ed Eva che piangono il cadavere di Abele ( 1837, Milano, Galleria d’Arte Moderna) e altre opere eseguite per il paese di origine (parrocchiale di Santa Maria Maggiore). Nel 1839 era a Roma e partecipò alle mostre della Società Amatori e Cultori (1839, Ganimede rapito dall'Aquila; 1840, Ciociara che piange sul luogo dove le hanno ucciso il marito). Rientrato in patria (La Vergine della Concezione, 1841, chiesa di San Francesco, Modena), dopo un biennio di riposo a causa di una malattia agli occhi, nel 1843 si spostò a Venezia: elementi della tradizione veneziana sono riconoscibili nella tavolozza brillante dell'Invenzione del corpo di san Genesio (esposto a Milano nel 1844, parrocchiale di Brescello, Reggio nell'Emilia). Nelle opere successive si riconosce un progressivo avvicinamento a modi di matrice purista (Tobiolo che incuora l'angelo, esposto nel 1847 alla Promotrice di Modena, coll. privata) largamente apprezzati sia negli ambienti veneti (dal 1848 fu professore onorario dell'Accademia veneziana) sia in Romagna. Seguitò a frequentare le esposizioni di Milano (1850, 1855, 1863, 1872, Calpurnia canta versi di Plinio il Giovane al suo sposo a lei lontano, Calpurnia piange la morte di Cesare), di Torino e di Modena. Dopo vari spostamenti fra Venezia, Roma e Torino, nel 1871 tornò definitivamente a Brescello.
Brescello (Reggio nell’Emilia) 1809 - 1899
Di famiglia colta, dopo gli studi classici fu ammesso nel 1832 all'Accademia Atestina di Modena sotto condizione del controllo di polizia, per via della sua partecipazione ai moti del 1831. Si trasferì dal 1836 all’Accademia di Firenze dove rimase per tre anni. Due dipinti di eguale soggetto (Santa Filomena, per le chiese di Brescello, Reggio nell’Emilia e di Fiumalbo, Modena) documentano stretti contatti con la cultura secentesca di G. Bezzuoli, mentre il Milone che tenta di liberare le sue mani dal tronco (Modena, Galleria Estense) rimanda al neoclassicismo eroico di L. Sabatelli. Al periodo fiorentino risalgono l’Adamo ed Eva che piangono il cadavere di Abele ( 1837, Milano, Galleria d’Arte Moderna) e altre opere eseguite per il paese di origine (parrocchiale di Santa Maria Maggiore). Nel 1839 era a Roma e partecipò alle mostre della Società Amatori e Cultori (1839, Ganimede rapito dall'Aquila; 1840, Ciociara che piange sul luogo dove le hanno ucciso il marito). Rientrato in patria (La Vergine della Concezione, 1841, chiesa di San Francesco, Modena), dopo un biennio di riposo a causa di una malattia agli occhi, nel 1843 si spostò a Venezia: elementi della tradizione veneziana sono riconoscibili nella tavolozza brillante dell'Invenzione del corpo di san Genesio (esposto a Milano nel 1844, parrocchiale di Brescello, Reggio nell'Emilia). Nelle opere successive si riconosce un progressivo avvicinamento a modi di matrice purista (Tobiolo che incuora l'angelo, esposto nel 1847 alla Promotrice di Modena, coll. privata) largamente apprezzati sia negli ambienti veneti (dal 1848 fu professore onorario dell'Accademia veneziana) sia in Romagna. Seguitò a frequentare le esposizioni di Milano (1850, 1855, 1863, 1872, Calpurnia canta versi di Plinio il Giovane al suo sposo a lei lontano, Calpurnia piange la morte di Cesare), di Torino e di Modena. Dopo vari spostamenti fra Venezia, Roma e Torino, nel 1871 tornò definitivamente a Brescello.