Angelini Annibale *

ANGELINI ANNIBALE
Perugia 1812 - 1884
Ricca e variegata è la produzione di questo artista che seppe innestare sulla solida formazione accademica, acquisita alla scuola di A. Minardi a Perugia e perfezionata a Roma e a Firenze, una naturale predisposizione per la pittura decorativa, trovando anche nel fiorente filone della progettazione scenografica una delle applicazioni a sé più congeniali. Spesso attivo in collaborazione con il conterraneo V. Baldini, insieme al quale fu allievo di A. Sanquirico a Milano, riuscì «di più alto intelletto, di più larga cultura, di meglio ideate concezioni», come annotava nel 1890 A. Luppatelli, suo primo biografo, riconoscendogli una freschezza di invenzione e un piglio esecutivo immuni da cedimenti alla sterile 'maniera' o ai rischi di un troppo facile me-stiere. I numerosissimi interventi decorativi nelle nobili residenze romane (palazzi Doria, Torlonia, Chigi, Lancellotti) e perugine (palazzi Florenzi, Angelini, Monticelli), nelle ville alessiane a Genova e in Palazzo Reale a Torino, rivelano tutta la piacevolezza di un repertorio in cui riuscì a fondere stilemi alla moda con colte citazioni neorinascimentali. Parallelamente alla fortunata attività di decoratore e scenografo (si ricorda fra tutti l’applauditissimo apparato scenico allestito a Bologna nel 1832 per la rappresentazione dei Capuleti e Montecchi di Bellini) si applicò a una non meno apprezzata produzione di dipinti da cavalletto, privilegiando temi storici (Il ritorno di Amedeo VI dall'Oriente, Ludovico re di Ungheria, Ezzelino da Romano, Torino, Palazzo Reale), ma anche soggetti in cui poté riproporre arditi scorci prospettici (Interno della basilica di San Pietro a Perugia) e ariose composizioni di sapore teatrale, animate da un vibrante descrittivismo (Il ritorno dalla caccia, 1882, Perugia, Accademia di Belle Arti). Copista sensibile e buon restauratore, trovò nella generosa committenza di Pio IX l’occasione per confrontarsi con capolavori cinquecenteschi (Roma, cappella Paolina, cappella Chigi in Santa Maria del Popolo, Sant'Agnese); memorabile, tra tanti, l'intervento nella Terza Loggia Vaticana, compiuto in «settanta giorni, in mezzo all'ammirazione concorde delle scuole d'arte italiane e straniere». Si dedicò all'insegnamento con un corso di prospettiva presso l'Accademia di San Luca e concretizzò il proprio impegno con la stesura di un Trattato teorico pratico (1861-1862).
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