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Veduta della facciata e del giardino della Villa Museo Puccini Veduta della facciata e del giardino della Villa Museo Puccini

Dal Pnrr 2,4 milioni per la Villa Museo di Puccini

On 21 Novembre 2024

di Elisabetta Matteucci, da Il Giornale dell'Arte, 4 settembre 2024

Ubicato di fronte al cosiddetto Belvedere Puccini, l’edificio è stato oggetto di un’importante riqualificazione ambientale portata a termine lo scorso luglio.

 

La Villa Museo Puccini di Torre del Lago, nata nel 1925 nell’abitazione del Maestro per volontà dell’unico figlio, Antonio, rappresenta nel nostro panorama istituzionale uno dei rari esempi di casa museo. Una suggestiva Wunderkammer ricca di spunti artistici e letterari, riflesso di modi di vita, della storia del costume e dell’arredamento, come il Vittoriale di D’Annunzio, il Museo Mario Praz e, all’estero, la casa dell’architetto John Soane o quella di Gustave Moreau. 

Dopo l’ultimazione di importanti lavori di restauro avviati da più di dieci anni con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, relativi ai due pianoforti Forster e Steinway & Sons, al tetto, alla facciata, al ripristino dei vialetti del giardino, al parquet della veranda e agli ambienti del piano superiore come la camera dei coniugi con tessuti, arredi e decorazioni pittoriche originali, recentemente, gli interventi conservativi coordinati dalla direttrice della Fondazione Simonetta Puccini Patrizia Mavilla e dal presidente Giovanni Godi, si sono concentrati al piano terra sul pavimento a mosaico del salone, sulle persiane e sugli uffici direzionali. 

Ubicata di fronte al cosiddetto Belvedere Puccini, 9mila metri quadrati affacciati sul Lago di Massaciuccoli, oggetto di un’importante riqualificazione ambientale portata a termine lo scorso luglio grazie a un investimento di 2,4 milioni di fondi Pnrr, la Villa Museo Puccini, come da statuto della Fondazione nata nel 2005 per volontà della nipote Simonetta Puccini, persegue la missione di mantenere viva e onorare la memoria del musicista.

Dopo l’arrivo a Torre del Lago nell’estate del 1891 e la scoperta del carattere edenico della Versilia, di quella dimensione idilliaca generata dalla perfetta combinazione tra una natura incontaminata e la sapiente opera dell’uomo, Puccini vi trascorre ripetutamente le vacanze estive. Sono gli anni in cui insieme a Raffaello Gambogi, Ferruccio Pagni, Plinio Nomellini, Francesco Fanelli, Ludovico e Angiolo Tommasi, elegge a luogo di ritrovo una semplice capanna da cui si originerà l’esclusivo Club della Bohème, epicentro di quel versiliese Quartier Latin, meta di molti artisti gravitanti in Versilia come Amedeo Lori Galileo Chini. Risale al 1891 la volontà da parte del Maestro di prendere in affitto l’abitazione del guardiacaccia Venanzio Barsuglia. Grazie alla sua ristrutturazione, la dimora di Torre del Lago assumerà l’aspetto attuale di una villetta liberty a due piani dotata di un bow-window, alla cui decorazione ad affresco del salone a piano terra lavoreranno tra il 1899 e il 1900 gli amici Nomellini, Pagni e Luigi De Servi. Questo mausoleo, dove riposano le spoglie del cantore di Mimì e Turandot e dove si conserva il suo patrimonio culturale e artistico, già all’indomani della sua scomparsa è divenuto uno straordinario luogo d’affezione per tutte quelle migliaia di visitatori, melomani incalliti o semplici curiosi che ogni anno intraprendono lunghi viaggi per celebrare con immutata devozione il rito di un ininterrotto pellegrinaggio laico.

«Non ricordo di aver mai visto così tanti cantieri aperti tutti assieme, afferma la direttrice Patrizia Mavilla, è un’operazione complessa, ma ne vale assolutamente la pena». Tutti gli sforzi sono protesi all’imminente celebrazione, il prossimo novembre, del centenario della scomparsa di Puccini e, nell’aprile 2026, dell’anniversario della prima di Turandot alla Scala. «Stiamo lavorando con intensità e passione per presentare un programma scientifico e culturale di grande rilevanza, che possa servire a conferire ancor più risalto alla figura del Maestro e, di riflesso, all’intero territorio. Per riuscirci, è necessario che enti e fondazioni operino in stretta collaborazione, facendo rete». 

 

 

 

 

 

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