Trécourt Giacomo *
Bergamo 1812 - Pavia 1882
La carriera scolastica, compiuta dal 1828 presso l'Accademia Carrara di Bergamo come allievo di G. Diotti, fu accompagnata da numerosi riconoscimenti e da committenze di rilievo come la Zenobia salvata da alcuni pastori dalle acque del fiume Arasse (1835, acquistata dal conte L. Secco-Suardo), il San Nicola di Bari nel-l'atto di liberare tre innocenti condannati a morte (esposto a Milano nel 1837, per lo stesso committente), Una famiglia in atto di pregare (1837, per P. Ronzoni), L'educazione della Vergine (1839, per la parrocchiale di Sant’Anna, Villongo San Filastro, Bergamo).Nelle opere di quegli anni traspare l’educazione neoclassica vivificata dallo studio dei maestri della pittura lombarda, interesse che lo unì a G. Carnovali con il quale mantenne una solida amicizia. Frattanto esponeva alle mostre braidensi soggetti storici, sacri e di genere (1840, Mendico alla notizia di una sciagura). Nel 1842 fu chiamato a dirigere la Scuola Civica di Pittura di Pavia. Dopo un probabile soggiorno romano verso il 1845, insieme a Carnovali presentò alla Mostra braidense del 1846 la tela Ossian canta a Malvina le gesta di Carthon (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo). In seguito, assorbito dall’insegnamento (ebbe tra i suoi allievi F. Faruffini e T. Cremona), si dedicò soprattutto ai ritratti (G. Brambilla, Nobildonna Beccaria, Giuditta Rancati e Carlo Bonetta, tutti a Pavia, Museo Civico), in alcuni dei quali adottò forme più libere, volte alla rappresentazione romantica del sentimento (Lord Byron sulle sponde del mare ellenico, Pavia, Museo Civico). Al 1853 si fa risalire l’Autoritratto in costume orientale (Pavia, Museo Civico).