Dizionario degli Artisti

Qui di seguito sono elencati gli artisti censiti nella Banca dati dell'Istituto Matteucci. Ad ogni nome corrisponde una serie di dipinti archiviati, di cui l'Istituto, dietro richiesta, è in grado di trasmettere copia della relativa scheda. Ciò risponde alla volontà di mettere a disposizione di studiosi, mercanti d’arte, collezionisti o semplici appassionati uno strumento agile e efficace per soddisfare le diverse esigenze legate al mondo dell’arte, prima fra tutte l’approfondimento dell’attività di pittori, scultori, incisori, fotografi etc. Il “Dizionario degli artisti” si propone, quindi, come repertorio ragionato di nomi, talvolta accompagnati, se contrassegnati da asterisco, da biografia e da alcuni esempi di firma.


Le biografie sono tratte dal Dizionario degli artisti curato da Cristina Bonagura, parte integrante dell’opera Pittori & pittura dell’Ottocento italiano (1996-1997) coordinata da Giuliano Matteucci con la collaborazione di Paul Nicholls  e realizzata dalle Redazioni Grandi Opere dell’Istituto Geografico De Agostini, alle quali va il sincero ringraziamento dell'Istituto Matteucci per aver autorizzato la diffusione in rete dei testi.

Tominz Giuseppe *

TOMINZ GIUSEPPE
Gorizia 1790 - Gradiscutta (Udine) 1866
Ricevette i primi rudimenti di pittura da un certo 'Giovanni pittore’ suo padrino; grazie all’interessamento dell’arciduchessa Marianna d’Austria, nel 1809 fu inviato a studiare a Roma dove poté proseguire l’alunnato, sostenuto dal nobile goriziano G. della Torre. A Roma, dove rimase fino al 1818, entrò nella bottega del pittore mantovano D. Conti Bazzani e frequentò la Scuola del Nudo dell'Accademia di San Luca, dove si aggiudicò un premio nel 1814. Le opere di questo periodo (Lettrice, 1812, San Giovanni Nepomiceno, 1812 ca., Gorizia, Musei Provinciali) rivelano l'adesione agli stilemi neoclassici di P. Batoni, R. Mengs e l'influsso del Purismo dei Nazareni. Nel 1818, dopo la nascita del figlio Augusto, tornò a Gorizia, dove ottenne l'incarico per un’immagine di San Carlo per la cappella del Seminario vescovile. Dallo stesso anno iniziò l’attività di ritrattista con opere di carattere sia ufficiale sia privato, come il noto Autoritratto col fratello (1819 ca., Gorizia, Musei Provinciali), nel quale convivono l'impianto neoclassico e il nitore dell'immagine che caratterizzerà la produzione successiva. Entro il 1823 terminò la pala con la Madonna, il Bambino e Santi del duomo di Gorizia e nel 1825 si trasferì a Trieste, dove si affermò presso l'ambiente borghese con una copiosa produzione di ritratti, caratterizzata da un acuto realismo nella resa delle fisiono-mie e della preziosità delle vesti: vi appartengono il Ritratto alla finestra (1826, coll. privata), il Ritratto della famiglia Brucker (Trieste, Museo Revoltella), uno dei primi ritratti di gruppo in un interno Biedermeier eseguiti dall'artista, e I fidanzati (Gorizia, Musei Provinciali). Particolarmente vigorose furono le immagini virili, come Ciriaco Catraro (Trieste, Camera di Commercio), il Ritratto del padre (1848, Lubiana, Narodna Galerija) e lo scanzonato Autoritratto (Trieste, Museo Revoltella). Durante il soggiorno triestino partecipò di frequente alle mostre, dalla personale del 1830 fino al 1847 (1840, Giovane moro; 1841, Costume greco; 1843, Una famiglia). Nel 1855 fece ritorno a Gorizia, dove dipinse nel 1856 il soffitto del teatro Sociale. Colpito da una forma di cecità progressiva, si ritirò nella villa di famiglia a Gradiscutta.
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