Segantini Giovanni *
Arco (Trento) 1858 - Schafberg (Svizzera) 1899
Di umili origini e rimasto orfano a soli cinque anni, trascorse i primi anni dell’adolescenza nel Riformatorio Marchiondi di Milano (1870-1873). Per un anno visse a Borgo Valsugana (Trento) con il fratellastro Napoleone, dal quale apprese i principi del mezzo fotografico. Poté poi frequentare l'Accademia di Brera di Milano nei corsi serali (1875-1876) e in quelli regolari (1878). Nel 1879 espose a Brera Il coro della chiesa di Sant'Antonio e venne notato dai fratelli Grubicy con i quali strinse un lungo rapporto di lavoro. Richiamato dall’esigenza di lavorare a stretto contatto con la natura, nel 1881 si trasferì a Pusiano, in Brianza, insieme all’amico E. Longoni (La vigna, Bellinzona, Svizzera, Civica Galleria d'Arte Moderna; L'Ave Maria a trasbordo, premiata ad Amsterdam nel 1883). Il sostegno di V. Grubicy lo portò alla scoperta dei diversi esempi del Naturalismo europeo e quindi della tecnica divisionista: tali orientamenti trovarono la loro maturazione stilistica, dopo il trasferimento a Savognino, nel Cantone dei Grigioni (1886-1894), in opere come Ritorno all'ovile (1888, St. Gallen, Otto Fishbacher Stiftung) o Le due madri (1889, Milano, Galleria d’Arte Moderna). L'interpretazione del paesaggio e dei soggetti agresti, sempre più in chiave simbolista, gli guadagnarono una larga notorietà internazionale. Interrotta l’amicizia con Vittore Grubicy, mantenne i rapporti economici con il fratello Alberto. Nel 1894 si stabilì al Maloja in Engadina: le opere di questi anni testimoniano del misticismo simbolista che l’artista fece proprio nella sua ultima produzione (L'angelo della vita, 1894; L'amore alla fonte della vita, 1896, entrambi a Milano, Galleria d'Arte Moderna). Il successo di mercato delle sue opere lo spinse a concepire imprese ambiziose per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, come il Panorama dell’Engadina (mai compiuto) o il Trittico della natura: la natura, la vita, la morte (1896-1899, Sankt Moritz, Museo Segantini), interrotto dal sopraggiungere della morte.