Sagliano Francesco *
Santa Maria Capua Vetere (Caserta) 1826 - Napoli 1890
A Napoli, compiuti gli studi letterari e filosofici, si dedicò alla pittura, dapprima sotto la guida di N. Palizzi e poi di G. Bonolis. Dopo i moti del 1848, si rifugiò per due anni presso A. Cefaly in Calabria. Tornato a Napoli, dal 1852 si accostò a D. Morelli e A. Vertunni, partecipando al dibattito sul rinnovamento della pittura di storia; nel 1853 si iscrisse con B. Celentano all’Accademia di Belle Arti e nel 1855 esordì con Ermengarda e Gilblas da Estella alla Mostra Borbonica; due anni dopo ottenne il pensionato di perfezionamento a Roma. Alla Mostra napoletana del 1859 presentò Scena veneziana e Cristo presentato al popolo da Pilato (Napoli, Museo di Capodimonte), lodato dalla critica per la «verità della luce», risolta tramite la «grossa e gagliarda pennellata». Alle innovazioni di chiaroscuro, sull’esempio di Morelli, coniugò una tensione realistica derivata da Palizzi e forse da Cefaly, che segnò la sua variata e cospicua produzione: dipinti di storia contemporanea (I valorosi bersaglieri e la guardia Nazionale salvano alcune donne rapite dai briganti, Napoli, Museo di Capodimonte, esposto a Napoli nel 1862), temi ispirati all’antichità (Le spartane alla festa di Bacco, 1876, Napoli, amministrazione provinciale), soggetti romantici (Margherita di Svevia, 1870, Napoli, municipio), ma soprattuto quadri di figura (Impressioni d'una fanciulla, esposto a Napoli nel 1875, Napoli, amministrazione provinciale) e di costume. Fu anche impegnato in committenze religiose (chiese della Carità ad Aversa e di San Michele a Gaeta).