Puccinelli Antonio *
Castelfranco di Sotto (Pisa) 1822 - Firenze 1897
Dalla fine del 1839 fu allievo di G. Bezzuoli all'Accademia di Firenze, che frequentò fino al 1848, sostenuto da un sussidio granducale. Prima del 1844 entrò in contatto con la Scuola Pia dei Padri Scolopi a Volterra e dall'ambiente intellettuale e aristocratico della cittadina ricevette commissioni, incoraggiamenti e orientamenti politici. Frequentava intanto il Caffè Michelangiolo e aveva realizzato ritratti di amici artisti (Salvino Salvini, 1849, Roma, Accademia di San Luca). Dal 1849 al 1852 usufruì del pensionato di studio a Roma, dove attese ai saggi d'obbligo ed eseguì la Passeggiata del Muro Torto (coll. privata), precoce intuizione di pittura di macchia. Concluso il perfezionamento con un breve soggiorno a Venezia, rientrò a Firenze, dove nel 1854, per l’inglese W. Sloane, dipinse L'Accademia platonica, primo di una serie di soggetti medicei destinati alla restaurata Villa di Careggi presso Firenze (Leone X a Careggi, 1858; Cosimo Pater Patriae, 1867). La notorietà raggiunta all’apparire dell'opera gli valse la nomina all’Accademia fiorentina. Nella produzione di questi anni si inserirono anche una serie di nudi, studi di figure femminili (La tradita, esposto a Genova nel 1855, coll. privata) e ritratti, come quello della Nobildonna Morrocchi (1855-1860, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti), testimonianza di una personale ed elevata interpretazione dell’ingrisme toscano. Nei temi storici andava frattanto accogliendo elementi comuni al rin-novamento allora in atto in Toscana (Dino Compagni anima i fiorentini, 1859; Lucrezia Borgia, esposto a Firenze nel 1861, entrambi perduti). Al concorso Ricasoli ottenne nel 1860 l’allogazione del Ritratto di V. Gioberti e un secondo premio per Federico Barbarossa vinto dalla Lega lombarda (bozzetto in coll. privata). Nel 1861 fu chiamato alla cattedra di pittura presso l’Accademia di Bologna e da quel momento si divise fra l’insegnamento e i lunghi soggiorni in Toscana, a Firenze e a Pistoia. Dopo il matrimonio con A. Badioli nel 1866, trovò nell'ambiente pistoiese un sostegno fertile e accogliente per tutti gli anni successivi: qui nacquero, tra le prime opere, Ritratto di Nerina Badioli (1866, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), Chiostro dell'Ospedale del Ceppo (coll. privata), Villa Petrocchi (Faenza, Museo Civico), in cui la forma purista trovava felice sbocco in soluzioni di immediatezza espressiva vicine a quelle macchiaiole. Realizzò temi storici e ritratti per committenti pistoiesi (Paolo e Francesca, coll. privata) e bolognesi (Carlo Alberto a Oporto, 1866 ca., G. Maria Damiani, 1872, Bologna, Museo del Risorgimento). Nel 1875 portò a termine gli affreschi per la cappella degli Alluminati nella chiesa della Madonna dell’Umiltà a Pistoia.