Pellegrini Domenico *
Galliera Veneta (Padova) 1759 - Roma 1840
A Venezia, dove si iscrisse all’Accademia nel 1782, fu allievo prima di P. e A. Longhi, poi del ritrattista bergamasco L. Gallina. Trasferitosi nel 1784 a Roma, presso l'ambasciatore della repubblica veneta, entrò in contatto con la cerchia del Neoclassicismo internazionale. Risentì particolarmente dell'influenza dei soggetti di A. Canova e dello stile elegante di A. Kauffmann, evidente nei dipinti di tema mitologico e letterario (Ebe, Roma, Accademia di San Luca; Rinaldo e Armida, esposto a Palazzo Venezia nel 1788) e nella ritrattistica, che sembrò rivaleggiare con quella di E. Vigée-Le Brun. Dopo una breve permanenza a Venezia (Caterina e Vettor Pisani come Amore e Psiche, Venezia, Palazzo Pisani Moretta), nel 1792 raggiunse Londra, dove fu pronto ad accogliere la lezione di grandi ritrattisti inglesi. Nella capitale britannica poté contare sugli incisori bassanesi lì residenti (Ritratto di Francesco Bartolozzi, Venezia, Galleria dell’Accademia) per la traduzione calcografica di sue opere, oggi non altrimenti documentate (La morte di Marat). Seguì una fortunata permanenza a Lisbona, fra il 1803 e il 1812 (Ritratto di M. me Junot, duchessa d'Albrantès e di sua figlia Valentina, 1805, Bordeaux, Musées des Beaux-Arts), quindi, dopo alcune tappe a Parigi, a Venezia e a Napoli, venne il definitivo spostamento a Roma, da dove inviò nel 1820 all’Accademia di Parma Carlo V che raccoglie i pennelli a Tiziano (Parma, Galleria Nazionale). Nella sua produzione tarda, di carattere piuttosto discontinuo, risalta Autoritratto del 1827 (Roma, Accademia di San Luca), notevole per intensità e naturalezza espressiva.