Grosso Giacomo *
Cambiano (Torino) 1860 - Torino 1938
Allievo di A. Gastaldi all’Accademia Albertina di Torino, fece le sue prime prove traendo ritratti da fotografie. La produzione giovanile rivela l’influenza di F.P. Michetti, di G. Favretto e G. De Nittis, ammirati all’Esposizione Nazionale di Torino del 1880. Nel 1881 esordì al Circolo degli Artisti (Amusant) e dal 1882 prese parte con regolarità alle mostre annuali della Promotrice torinese. Con La cella delle pazze (presentato all’Esposizione Nazionale di Torino nel 1884, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna), ispirato a un'opera di G. Verga, si cimentò in un audace saggio di pittura verista, che suscitò scalpore imponendosi al-l'attenzione della critica anche per la ricerca di insoliti effetti luministici. Dopo un primo soggiorno a Parigi nel 1886 vi fece ritorno ripetutamente. Negli anni '90 dipinse tele di sicuro effetto, per le grandi dimensioni e i soggetti anticonvenzionali (La nuda, 1896, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna; La femme, 1895, Asti, Pinacoteca Civica). I ritratti gli furono commissionati dalla buona società torinese come segno di prestigio e ottennero riconoscimenti internazionali: a Parigi nel 1896 con Ritratto della signora Sacco-Oytana e a Vienna nel 1899 con Virginia Reyter (entrambi a Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna). A partire dal 1901 si recò spesso in Argentina, mentre dal 1906 fu titolare della cattedra di pittura all’Accademia Albertina. Si dedicò saltuariamente anche al paesaggio, realizzando vedute di Torino, di Venezia e delle Alpi. Nel 1912, la Biennale di Venezia gli dedicò una mostra personale con trentaquattro opere.