Grandi Francesco *
Roma 1831 - 1886
Formatosi presso L. Venuti, da cui trasse una profonda conoscenza della pittura romana barocca, frequentò poi lo studio di T. Minardi e i corsi dell'Accademia di San Luca, che concluse nel 1852 con la vittoria al concorso Balestra (Castore e Polluce recano a Roma la notizia della disfatta dei Tarquini, Roma, Accademia di San Luca). Mentre era impegnato nella decorazione della chiesa del Bambin Gesù (Il bacio di Giuda, 1855; La flagellazione di Gesù, 1856; cupola della cappella Mat tei) iniziò un proficuo rapporto con l'architetto V. Vespignani, che lo chiamò come suo collaboratore in diverse occasioni: nell'allestimento dell’Arco di trionfo a Ponte Milvio, in occasione del ritorno di papa Pio IX (1857), e in varie opere al cimitero del Verano, a San Lorenzo fuori le Mura (Il martirio di S. Lorenzo e S. Lorenzo portato al sepolcro, 1868-1869, distrutti; studi preparatori a Roma, Accademia di San Luca e Galleria Nazionale d’Arte Moderna), a San Lorenzo in Damaso e a Santa Maria in Trastevere. Entrato presto nel novero degli artisti di Pio IX, lavorò nel cantiere della basilica di San Paolo fuori le Mura: qui realizzò due episodi della vita del santo (1860 ca.), fornì alcuni cartoni per i mosaici della Cronologia dei pontefici e le tempere per le vetrate (1872) e realizzò la decorazione della cappella del coro. Fu attivo soprattutto per la committenza ecclesiastica romana (San Giacomo degli Incurabili, Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi, San Carlo ai Catinari, San Marcello, Sant'Antonio dei Portoghesi, San Rocco, Sant’Omobono, SS. Giovanni e Paolo, San Giovanni in Laterano). Operò anche nel Duomo di Velletri e in quello di Vercelli. Accolse inoltre diverse commissioni laiche, come quelle per i teatri di Fano (sale e sipario, 1850), di Roma (teatro Argentina, sale, 1859- 1862; teatro Metastasio, sale) e di Dresda (sipario), e partecipò alla Galleria Shakespeariana e alla Galleria Dantesca di R. Gentilucci. L'artista si avvalse di elementi provenienti dal classicismo secentesco romano, felicemente in-nestati nel linguaggio accademico e purista; ma, come è evidente nella forte lumeggiatura dei bozzetti per San Lorenzo, accolse anche soluzioni diverse, pur mantenendosi estraneo alle correnti realiste della seconda metà del secolo e fedele a una classicità derivata dalla profonda comprensione della tecnica pittorica e delle regole compositive. A Roma, al Gabinetto Nazionale dei Disegni e delle Stampe, si conserva anche un album di vignette umoristiche, che mette in luce la sua versatilità.