Gignous Eugenio *
Milano 1850 - Stresa (Novara) 1906
Di origine francese, fra il 1864 e il 1870 seguì i corsi di paesaggio di L. Riccardi presso l’Accademia di Brera a Milano, ottenendo i primi riconoscimenti alle mostre annuali (1870, Cortile rustico alla Colombera, Milano, Museo di Milano). Fondamentale fu in quegli anni l'amicizia e la frequentazione del gruppo della Scapigliatura e in particolare di T. Cremona, con cui condivise anche lo studio: a testimonianza di questo legame restano Faust e Margherita nel bosco, dipinto a quattro mani con l’amico nel 1873, e Tranquillo Cremona mentre dipinge all'aperto il ritratto di Benedetto Junck (1874, Milano, Galleria d'Arte Moderna). Partecipava abitualmente alle serate organizzate dalla Società degli Artisti e Patriottica e dalla Famiglia Artistica; la sua presenza si diradò nel corso degli anni '70, quando lasciò sempre maggiore spazio ai soggiorni in Brianza, sui laghi d’Iseo e di Como e sulle Alpi. Nascono così i paesaggi en plein air, resi attraverso piccoli, densi tocchi di colore: in queste opere, la lezione di Cremona è ravvisabile nel cro-matismo intenso, né manca qualche affinità con la pittura della Scuola di Rivara (Temporale imminente, 1876 ca., coll. privata). Nel frattempo proseguiva la sua attività espositiva: nel 1877 presentò con successo a Brera I fiori del chiostro (Milano, Pinacoteca di Brera) e a Napoli Veduta di Fusio (Valle Maggia). Nel 1878 fu per la prima volta a Roma, mentre a partire dall'anno seguente la sua presenza è documentata a Stresa, sul Lago Maggiore, in compagnia di F. Carcano: nel 1887 vi si trasferì definitivamente. A questi anni risalgono, oltre alle numerose vedute del lago (Dintorni del Lago Maggiore e Laveno, esposti a Milano nel 1881) e ai paesaggi di Gignese e del Mottarone (Sul Mottarone, 1886, Milano, Galleria d'Arte Moderna), le marine dipinte in Liguria e a Venezia (Venezia e Riviera di Ponente, esposti a Roma, alla Mostra della Società degli Amatori e Cultori, nel 1882). L'impetuosità elegante e sempre misurata d’ombra e di luce lasciò spazio nelle opere più tarde agli esiti di una pennellata più luminosa e libera.