Fracassini Cesare *
Roma 1838 - 1868
Nel 1849 entrò a Roma nello studio di T. Minardi, dove gli fu maestro di prospettiva G. De Sanctis. Dal 1851 frequentò la Scuola del Nudo e poi l’Accademia di San Luca, in cui vinse il concorso Clementino del 1856, con Saul irato scaglia la lancia contro David. Il legame con Minardi è ancora ben visibile nella pala con l’Immacolata Concezione e Santi (1857, chiesa di San Sebastiano fuori le Mura). Nel 1858 prese studio a Palazzo Dovinzielli insieme al napoletano B. Celentano, importante tramite con i modi più franchi e realisti della corrente partenopea. Fra il 1857 e il 1861 produsse piccoli quadri di genere in costume (fra gli altri, Una giovane che gioca con un uccellino, esposto a Firenze nel 1861) e nello stesso periodo ebbe l'incarico dal duca A. Torlonia di realizzare i sipari del teatro Argentina (Numa che ascolta i consigli della Ninfa Egeria, 1861) e del teatro Apollo (Apollo consegna a Fetonte il carro del sole, circondato dalle Ore e dall'Aurora, 1862), entrambi perduti: tuttavia, nei cartoni e nei disegni (Roma, Museo del teatro Argentina) l'equilibrato recupero di forme secentesche denuncia la notevole maturità espressiva raggiunta dall'artista. Con il Beato Canisio nell'atto di persuadere Re Ferdinando d'Ungheria a resistere alla setta dei luterani (1864, Pinacoteca Vaticana), sua prima commissione papale, inaugurò un nuovo linguaggio, basato sulla ricerca scrupolosa della verità storica e caratterizzato da un accentuato realismo nella resa dei costumi e delle fisionomie dei personaggi. Questo elemento si fece più evidente nel sipario per l'orvietano teatro Mancinelli (Belisario libera Orvieto dai Goti) e divenne essenziale in I martiri Gorgomiensi (1867, Pinacoteca Vaticana), il cui boz-zetto fu elaborato in collaborazione con M. Cammarano. Della decorazione della basilica romana di San Lorenzo, con episodi della vita del santo (1865- 1868), dopo il bombardamento del 1943 restano di mano di Fracassini soltanto tre soggetti. Nella Roma di metà secolo il pittore incarnò il mito del “novello Raffaello”, che sembrò emulare non solo nella fama e nella fecondità ideativa, ma anche nella morte precoce.