Dizionario degli Artisti

Qui di seguito sono elencati gli artisti censiti nella Banca dati dell'Istituto Matteucci. Ad ogni nome corrisponde una serie di dipinti archiviati, di cui l'Istituto, dietro richiesta, è in grado di trasmettere copia della relativa scheda. Ciò risponde alla volontà di mettere a disposizione di studiosi, mercanti d’arte, collezionisti o semplici appassionati uno strumento agile e efficace per soddisfare le diverse esigenze legate al mondo dell’arte, prima fra tutte l’approfondimento dell’attività di pittori, scultori, incisori, fotografi etc. Il “Dizionario degli artisti” si propone, quindi, come repertorio ragionato di nomi, talvolta accompagnati, se contrassegnati da asterisco, da biografia e da alcuni esempi di firma.


Le biografie sono tratte dal Dizionario degli artisti curato da Cristina Bonagura, parte integrante dell’opera Pittori & pittura dell’Ottocento italiano (1996-1997) coordinata da Giuliano Matteucci con la collaborazione di Paul Nicholls  e realizzata dalle Redazioni Grandi Opere dell’Istituto Geografico De Agostini, alle quali va il sincero ringraziamento dell'Istituto Matteucci per aver autorizzato la diffusione in rete dei testi.

Falchetti Giuseppe *

FALCHETTI GIUSEPPE
Caluso (Torino) 1843 - Torino 1918
Fratello di Michele, allievo giovanissimo del conterraneo G. Camino, fu apprezzato pittore di nature morte con trionfi di frutta e composizioni di selvaggina, influenzate dallo studio appassionato dei quadri fiamminghi conservati nella Galleria Sabauda di Torino e connotate da una lucida fedeltà al vero (Prodotti d'autunno, 1865; Cacciagione, 1898, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna). Espose alle mostre della Promotrice torinese dal 1862 al 1913 e fra il 1915 e il 1917 anche a quelle del Circolo degli Artisti, riscuotendo successo e importanti commissioni: nel 1876 ebbe l'incarico del governo di rappresentare i migliori prodotti della viticoltura nazionale. Le sue scenografiche nature morte, ricercate anche all'estero, furono riprodotte in migliaia di cromolitografie. Nei paesaggi, che presentò alle mostre di Torino (1862, Le sponde della Bormida; 1863, Veduta alpestre; 1881, Dintorni d'Ivrea) seguì dapprima il modello romantico del maestro, ma soprattutto quello di M. d’Azeglio. In seguito ammorbidì i chiaroscuri delle opere giovanili in favore di una maggiore armonia d'insieme.
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