Dizionario degli Artisti

Qui di seguito sono elencati gli artisti censiti nella Banca dati dell'Istituto Matteucci. Ad ogni nome corrisponde una serie di dipinti archiviati, di cui l'Istituto, dietro richiesta, è in grado di trasmettere copia della relativa scheda. Ciò risponde alla volontà di mettere a disposizione di studiosi, mercanti d’arte, collezionisti o semplici appassionati uno strumento agile e efficace per soddisfare le diverse esigenze legate al mondo dell’arte, prima fra tutte l’approfondimento dell’attività di pittori, scultori, incisori, fotografi etc. Il “Dizionario degli artisti” si propone, quindi, come repertorio ragionato di nomi, talvolta accompagnati, se contrassegnati da asterisco, da biografia e da alcuni esempi di firma.


Le biografie sono tratte dal Dizionario degli artisti curato da Cristina Bonagura, parte integrante dell’opera Pittori & pittura dell’Ottocento italiano (1996-1997) coordinata da Giuliano Matteucci con la collaborazione di Paul Nicholls  e realizzata dalle Redazioni Grandi Opere dell’Istituto Geografico De Agostini, alle quali va il sincero ringraziamento dell'Istituto Matteucci per aver autorizzato la diffusione in rete dei testi.

Bonolis Giuseppe *

BONOLIS GIUSEPPE
Teramo 1800 - Napoli 1851
Formatosi alla scuola teramana di disegno, diretta da M. Muzii, dopo il 1820 fu costretto a trasferirsi a Napoli in seguito ai moti carbonari. Qui terminò la propria formazione a contatto con J. Franque, di cui seguì le lezioni nell’Accademia e applicandosi autonomamente allo studio della pittura dei maestri antichi. Nel 1830 fu premiato alla Biennale Borbonica e nel 1835 vi espose con successo il Ritratto del principe di Fondi (1833, Napoli, Museo di San Martino). Questa grande tela, caratterizzata da una vivace resa psicologica della fisionomia, attentamente e finemente delineata, testimonia della maturità raggiunta dall'artista in quel genere e del conseguente credito presso gli ambienti aristocratici e di corte. Alla stessa epoca appartengono anche i due Autoritratti (Teramo, Pinacoteca Civica; Macerata, Pinacoteca Civica), il Ritratto di gentiluomo (Giulianova, Pinacoteca Civica) e il piccolo capolavoro di intensità e delicatezza del Ritratto di gentildonna (Napoli, Galleria dell’Accademia) presentato alla mostra borbonica del 1835. Già sul finire degli anni '30 si dedicò a temi storico-mitologici: con l’Abele (1837, Napoli, depositi di Capodimonte), l'Educazione di Bacco (1839, Napoli, Palazzo Salerno) e Lo sposalizio di Bacco ed Arianna (1841, Napoli, depositi di Capodimonte) la sua ricerca classicista si impose, anche nell’ambiente ufficiale, come alternativa alla tradizione accademica. Nel 1841 l'artista aprì una scuola privata in contrapposizione all’insegnamento dell'Accademia e nel 1849 pubblicava il saggio D'un nuovo ordinamento intorno alle scuole di Belle Arti, denuncia della pratica del disegno scolastico che impediva lo studio dei “dati naturali” e la conoscenza diretta della tradizione pittorica italiana. La scuola, frequentata fra gli altri da G. Ruo e da F. Palizzi, non ebbe successo, ma la sua accesa polemica avviò una generazione di pittori napoletani allo studio “dal vero”. Negli ultimi anni l'artista ottenne commissioni dai Borbone e proseguì la produzione di tele sacre (San Berardo patrono della città di Teramo, 1845 ca., cattedrale di Teramo). L'ultimo dipinto, Federico d'Aragona rifiuta la corona (1850, oggi distrutto), fu esposto, incompiuto, alla Mostra borbonica del 1851, a conferma dell'autorità del maestro abruzzese.
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