Bison Giuseppe Bernardino *
Palmanova (Udine) 1761 - Milano 1844
Frequentò l’Accademia di Venezia dal 1779 al 1789, dove seguì gli insegnamenti di F. Guardi e di C. Cedini cui si ispirò nelle prime decorazioni di Palazzo Manzoni a Padova, di Casa Bottoni a Ferrara (oggi scomparsa) e del castello del Catajo a Battaglia Terme (Padova). Acquisita una certa notorietà come decoratore d’interni, nel 1792 realizzò la grandiosa decorazione di Villa Suppiey-Piva a Breda di Piave (Treviso), cui seguirono numerose altre commissioni in area veneta. Trasferitosi a Trieste, gli vennero commissionati gli affreschi di Palazzo Carciotti (1803) a grisaille e la decorazione del Palazzo della Borsa Vecchia Allegorie del Commercio (1805- 1806). Numerose furono le imprese decorative realizzate dall’artista tra Trieste e Gorizia (Palazzo del Governo a Zara, scenografie per il teatro Nuovo a Trieste, decorazioni per il teatro di Gorizia, Villa Tominz a Gradiscutta), e celebri restano anche i bozzetti dei costumi per il dramma patriottico II sogno di Corvo, di D. Rossetti (Trieste,Museo Civico di Storia e Arte). Nel 1818 tornò per breve tempo a Venezia per lavorare con G. Borsato nella decorazione del teatro Vendramin a San Luca, dove si aggiornò sulle novità di gusto empire della decorazione neoclassica. Nella città lagunare debuttò come pittore da cavalletto all’Esposizione dell’Accademia di Belle Arti del 1821 con vedute e paesaggi, che ripropose nei due anni successivi. Anche a Trieste espose tempere con “capricci” e vedute, oli con temi popolari o mitologici dove la cultura neocanalettiana e la ricchezza inventiva apparivano libere da condizionamenti di gusto classicista (La fantesca al pozzo, 1825 ca., Trieste, Museo Civico di Storia e Arte). Pittore prolifico e bene accolto dal collezionismo dell'epoca, si trasferì nel 1831 a Milano, capitale del mercato artistico del primo Ottocento. Qui abbandonò quasi del tutto la tempera per dedicarsi alla pittura a olio e a un tipo di vedutismo aneddotico che poté competere con quello di G. Migliara nelle vedute esposte alle mostre dellAccademia di Brera (Piazza S. Marco, Coro di cappuccini, 1832; Riva degli Schiavoni, Veduta della Libreria di San Marco a Venezia, 1837; L'esterno di Porta Ticinese in giorno di mercato, 1838; Sala da caffè, 1839; Veduta della Borsa di Trieste, 1842); nei quadri di genere perfezionava il gusto neosecentesco e neofiammingo (Interno di una taverna, Festa campestre, Una pesca, esposti a Brera nel 1832; Scena di Carnevale, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo; Le Tentazioni di Sant'Antonio, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna).