Bezzuoli Giuseppe *
Firenze 1784 - 1855
Iscrittosi all’Accademia di Firenze nel 1796, dal 1803 fu allievo di P. Benvenuti. Il successo al concorso Triennale nel 1812 gli consentì un soggiorno di studio a Roma e da quell’anno ottenne le prime committenze: gli affreschi in Palazzo Pitti, mai realizzati, e due oli per il conte milanese S. Alari con Paolo e Francesca (1816), e Angelica e Medoro (1819). Nel frattempo, per approfondire lo studio sulla pittura del Cinquecento e del Seicento, si recò a Bologna, a Brescia, a Napoli e a Roma. Tornato a Firenze eseguì il ciclo di tre Storie di Angelica e Medoro in Palazzo Pucci (1820 ca.), Alessandro il Macedone nello studio di Apelle e Berenice abbandonata da Tito in Palazzo Pitti, L'educazione di Bacco nel salone da ballo di Palazzo Borghese (1822), opere dove il rigore neoclassico della sua prima formazione lasciava il campo a forme più morbide e a una cromia più ricca. Nel 1823 dipinse il primo quadro dichiaratamente romantico, Il battesimo di Clodoveo (Firenze, chiesa di San Remigio); negli stessi anni avviava una ritrattistica ricca di colorismo di ascendenza veneta (Elisabetta Ricasoli, Lorenzo Bartolini, entrambi del 1825). Nel 1827 espose al Salon di Parigi una Venere che si abbiglia e per incarico di Leopoldo II di Lorena iniziò l'Entrata di Carlo VIII a Firenze (1829, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti), opera che aprì la strada al quadro storico nella più moderna accezione romantica. Per i Lorena eseguì nel 1836 il Ritratto di Maria Antonietta granduchessa di Toscana (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti), il ciclo di undici scene a fresco con Le Imprese di Cesare per una sala della Palazzina della Meridiana, annessa a Palazzo Pitti, e L'esperimento sulla legge della caduta dei gravi nella Tribuna di Galileo. Nel frattempo fu impegnato in due dipinti per N. Puccini (Pistoia, Museo Civico) e in uno per A. Demidoff (Benevento, Museo del Sannio). Divenuto ormai uno dei cardini del movimento romantico in Italia, affiancò negli anni successivi un’intensa attività pittorica all'impegno assunto, dal 1844, come direttore e titolare della cattedra di pittura dell’Accademia fiorentina. Nelle opere della maturità sviluppò la predilezione per il quadro storico di ispirazione letteraria, arric-chendo la matrice secentesca del suo stile (Riccardo Cuor di Leone, Pisa, Cattedrale; Morte di Zerbino, Giovanni dalle Bande Nere al passaggio dell'Adda, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti). Fra le sue ultime opere è un’Eva tentata (1853), che suscitò molte polemiche per la cromia sontuosa e la bellezza sensuale.