Bargellini Giulio *
Firenze 1869 - Roma I936
Compiuto il tirocinio artistico presso A. Burchi a Firenze a partire dal 1885, passò poi nello studio di F. Vinea che, avviatolo al genere Meissonier, lo introdusse già nel 1889 presso la Galleria Hauptmann. Tornato per qualche tempo a collaborare col Burchi, tra il 1890 e il 1891 prese parte alla decorazione dei palazzi fiorentini Bastogi e Gattai. Nelle opere eseguite tra il 1892 e il 1894 (Idillio, Giorno di festa, La tradita, tutte perdute), i riferimenti alla pittura di L. Alma Tadema sono interpretati con una autonomia che tende a sottomettere la ricostruzione ambientale al valore espressivo, sentimentale o simbolico. Nel frattempo i contatti con personaggi e opere legati alla Secessione viennese lo spinsero verso una maggiore semplificazione della forma (L'incubazione del Poeta, 1898, perduto). Nel 1896 vinse con Pigmalione (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) il pensionato artistico e poté recarsi a Roma dove frequentò D. Morelli, F. P. Michetti, A. Zanelli, C. Maccari, le famiglie Maraini e Piacentini. Si espresse prevalentemente come decoratore: nel 1905 iniziò a lavorare nella Villa Targioni a Calenzano (Firenze) con figurazioni simboliche e allegoriche; negli anni seguenti, a Roma, partecipò alla decorazione di numerosi edifici: il monumento a Vittorio Emanuele II, la sala del Consiglio dei Ministri al Viminale (1920), la sala del Consiglio del Palazzo della Banca d’Italia (1921-24). Dal 1921 fu titolare della cattedra di decorazione all'Accademia di Belle Arti di Roma e dal 1922 insegnò alla scuola superiore di architettura di Roma. Nel 1916 fu nominato membro dell’Accademia di S. Luca e dal 1921 fu commissario delle Biennali romane. Espose più volte a Firenze a partire dal 1896 presso la Società di Belle Arti. Partecipò alla VI Biennale di Venezia del 1905 e all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 (Resurrezione, trittico).