Avondo Vittorio *
Torino 1836 - 1910
Proveniente da un'agiata famiglia valsesiana, coltivò fin da giovanissimo la passione per l’arte e l’antiquariato. Forse allievo nel 1851 dell'Accademia di Pisa, di certo in quell'anno intraprese un viaggio di studio attraverso l’Italia e il Nordeuropa, in Olanda e in Germania in particolare, documentato da un tac-cuino di disegni datato e conservato presso la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino.Tra il 1852 e il 1856 frequentò lo studio del paesaggista A. Calame a Ginevra. La conoscenza, nella città svizzera, di A. Fontanesi e il soggiorno nel 1855 a Parigi, dove visitò l'Esposizione Universale e venne a contatto con le coeve tendenze d'oltralpe, da C. Corot ai paesisti di Fontainebleau, furono elementi determinanti nella sua formazione, in particolare per il superamento della fase calligrafica d’influsso calamista e l’accostamento ai modi francesizzanti di G. Menn e G. Castan. Nella lunga stagione svizzero-francese disegnò e dipinse a Meyringen, a Sassénage nel Delfinato, a Hières, a Cannes e anche a Lozzolo, nell’alto vercellese. Nel 1857 si stabilì a Roma, vivendo uno dei periodi più fecondi della sua attività pittorica. Qui strinse amicizia con M. Fortuny, A. D’Andrade, N. Costa e l’ambiente inglese. Iniziò una serie di significativi studi nei quali la campa-gna romana è fonte inesauribile di emozioni, che anche in seguito si tradurranno in immagini con sensibili modulazioni della linea e del chiaroscuro e con luminosi accordi tonali (La valle del Pussino, 1874, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Negli anni '60 soggiornò ripetutamente in Piemonte, soprattutto nel vercellese e nel canavese, dove sin dal 1862 entrò in contatto con C. Pittara e il gruppo di Rivara (Campagna presso Gattinara, 1867, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna) di cui interpretò le istanze veriste con intenso lirismo. Studioso dell'arte medievale, nel 1865 si trasferì da Roma a Firenze, chiamato come consulente per la Mostra del cinquecentenario dantesco presso il Museo del Bargello; in tale circostanza ebbe occasione di approfondire i contatti con la cerchia dei Macchiaioli (Paesaggio in Toscana, 1865). Al rientro a Torino, spinto dall’interesse per il dibattito sul restauro dei monumenti antichi, acquistò e restaurò (1872), insieme ad A. D’Andrade, il castello degli Challant a Issogne in Valle d'Aosta, che donerà allo Stato nel 1907. Dedito negli anni successivi agli studi di restauro e progettazione, limitò sempre più l’attività pittorica senza tuttavia rinunciarvi (Paese: al fiume,1878,Torino, coll. privata).Dal 1890 al 1910 ricoprì la carica di direttore del Museo Civico torinese che arricchì con qualificati acquisti della coeva pittura di paesaggio e alla quale lasciò in legato, alla sua morte, la propria collezione.