Ademollo Luigi *
Milano 1764 - Firenze 1849
Luigi Ademolli, detto Ademollo, studiò all'Accademia di Brera con il vedutista D. Aspari e in seguito fece pratica con i più affermati decoratori milanesi dell’epoca, i Gerii. Dal 1782 proseguì la sua educazione a Roma, dove associava lo studio della veduta scenografica di tipo piranesiano con copie delle tipologie di ornati classici e con la lettura di Omero, Virgilio e Plutarco. Inoltre, dai risultati stilistici successivi è evidente la sua partecipazione al clima preromantico che si andava creando a Roma nei circoli di artisti nordici e intorno a F. Giani. Nel 1789 realizzò la decorazione del teatro della Pergola di Firenze con soggetti mitologici, opera andata perduta ma che sappiamo apprezzata dai contemporanei per la novità dello stile e della scelta compositiva. Nella successiva decorazione della cappella Palatina in Palazzo Pitti (1791-1792) le composizioni dilatate e dinamiche che ornano le pareti (L'entrata di Cristo in Gerusalemme, Crocifissione) offrono l'esempio della sua interpretazione in chiave preromantica del Neoclassicismo romano. Passato a lavorare a Siena, nelle sale dei palazzi Venturi Gallerani (1793-1794, sala delle Guerre Puniche), Ser gardi (1794-1795, sala del Ratto delle Sabine), Malavolti (1796- 1798, sala della Caccia di Diana), Giuggioli e Bianchi (1796-1798 ca.) alternò composizioni neo-cinquecentesche classiche, furori espressivi e paesaggi idilliaci; mentre nell'abside di San Donato (1794) dipinse una Caduta degli angeli ribelli di chiara ispirazione neomanieristica. Con la Restaurazione non mutarono le fortune dell'Ademollo, che nel 1816 fu chiamato a ornare la sala della Musica e la sala dell’Arca di Palazzo Pitti; intorno al 1820 era impegnato nella sala del Trono del Palazzo Ducale di Lucca a narrare le Gesta di Traiano, e La Costanza borbonica trionfatrice dell'inganno, dell'invidia e del Tradimento e, pressoché negli stessi tempi e con alcune ripetizioni di repertorio, realizzava per Ferdinando III il Trionfo degli Asburgo nella Reggia fiorentina. Negli anni successivi si mantenne distante dalle tendenze contemporanee che volgevano al Purismo o all’Accademismo e nelle sue opere si rafforzarono i valori espressivi resi con una semplificazione di segno quasi secentesca. Si dedicò a diverse tecniche: la pittura a olio e a tempera, quella murale a fresco, mezzo fresco, encausto, il disegno per l'incisione; fra queste vanno ricordate le illustrazioni dell 'Inferno e del Purgatorio di Dante realizzate fra il 1817 e il 1819.