Signorini Telemaco *
SIGNORINI TELEMACO
Firenze 1835 - 1901
Figlio di Giovanni, frequentò all’Accademia di Firenze i corsi di nudo. Dal 1853, insieme a O. Borrani e a V. Cabianca, cominciò a disegnare dal vero in campagna e contemporaneamente a cercare modi innovativi per la pittura di storia (I Puritani al castello di Tillietudlem, esposto nel 1854 all’Accademia di Firenze). A quel tempo prese a frequentare il Caffè Michelangiolo, stringendo particolare amicizia con V. D'Ancona che lo introdusse alla letteratura naturalista francese e lo spronò a viaggiare. Dopo un soggiorno in Liguria, nel 1858 elaborò II merciaio di La Spezia (esposto alla Promotrice di Firenze nel 1859), indicativo della ricerca formale impostata sui forti contrasti luministico-cromatici; con gli amici iniziò a sperimentare questa nuova maniera dipingendo nella campagna toscana e sulle coste liguri. Nel 1861 si recò con C. Banti e V. Cabianca a Parigi, da dove riportò significative impressioni dalla pittura di soggetto campestre che indirizzarono la sua maniera verso forme più pacate e solenni, come in Pascoli a Castiglioncello (disperso), studiato nella tenuta di D. Martelli nell'estate del 1862. Da quell’anno iniziò un'intensa attività di critico d'arte, collaborando fra l'altro al Gazzettino delle Arti del Disegno e al Giornale Artistico, con un impegno e un acume che ebbero peso considerevole nella cultura contemporanea. Segni di un suo aggiornamento al linguaggio 'europeo' sono riconoscibili ne La sala delle agitate (1865, Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca' Pesaro), dove il forte tema sociale è svolto con rigoroso formalismo; seguirono opere nelle quali emerge la ricerca sul Naturalismo alla francese, ritratti e figure in interni, sull'esempio di G. Boldini (Il conte De Gori al pianoforte, 1868 ca., coll. privata). Nel 1870 fu premiato per Novembre (Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca' Pesaro) e nel 1877 per Sobborgo di Porta Adriana a Ravenna (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). Spirito inquieto, continuò a compiere frequenti viaggi, spesso in Francia e dal 1881 anche in Scozia e in Inghilterra, a contatto con il mercato internazionale. Negli ultimi vent’anni si applicò essenzialmente alla pittura di paesaggio, muovendo verso uno stile tessuto di atmosfere vibranti di luce: scelse luoghi ancora incontaminati come Riomaggiore, Pietramala, Settignano, l'isola d'Elba. All’attività incisoria si dedicò fin dagli anni '70, sia per illustrazioni di libri e riviste, sia per replicare i soggetti dei suoi dipinti.
Firenze 1835 - 1901
Figlio di Giovanni, frequentò all’Accademia di Firenze i corsi di nudo. Dal 1853, insieme a O. Borrani e a V. Cabianca, cominciò a disegnare dal vero in campagna e contemporaneamente a cercare modi innovativi per la pittura di storia (I Puritani al castello di Tillietudlem, esposto nel 1854 all’Accademia di Firenze). A quel tempo prese a frequentare il Caffè Michelangiolo, stringendo particolare amicizia con V. D'Ancona che lo introdusse alla letteratura naturalista francese e lo spronò a viaggiare. Dopo un soggiorno in Liguria, nel 1858 elaborò II merciaio di La Spezia (esposto alla Promotrice di Firenze nel 1859), indicativo della ricerca formale impostata sui forti contrasti luministico-cromatici; con gli amici iniziò a sperimentare questa nuova maniera dipingendo nella campagna toscana e sulle coste liguri. Nel 1861 si recò con C. Banti e V. Cabianca a Parigi, da dove riportò significative impressioni dalla pittura di soggetto campestre che indirizzarono la sua maniera verso forme più pacate e solenni, come in Pascoli a Castiglioncello (disperso), studiato nella tenuta di D. Martelli nell'estate del 1862. Da quell’anno iniziò un'intensa attività di critico d'arte, collaborando fra l'altro al Gazzettino delle Arti del Disegno e al Giornale Artistico, con un impegno e un acume che ebbero peso considerevole nella cultura contemporanea. Segni di un suo aggiornamento al linguaggio 'europeo' sono riconoscibili ne La sala delle agitate (1865, Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca' Pesaro), dove il forte tema sociale è svolto con rigoroso formalismo; seguirono opere nelle quali emerge la ricerca sul Naturalismo alla francese, ritratti e figure in interni, sull'esempio di G. Boldini (Il conte De Gori al pianoforte, 1868 ca., coll. privata). Nel 1870 fu premiato per Novembre (Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca' Pesaro) e nel 1877 per Sobborgo di Porta Adriana a Ravenna (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). Spirito inquieto, continuò a compiere frequenti viaggi, spesso in Francia e dal 1881 anche in Scozia e in Inghilterra, a contatto con il mercato internazionale. Negli ultimi vent’anni si applicò essenzialmente alla pittura di paesaggio, muovendo verso uno stile tessuto di atmosfere vibranti di luce: scelse luoghi ancora incontaminati come Riomaggiore, Pietramala, Settignano, l'isola d'Elba. All’attività incisoria si dedicò fin dagli anni '70, sia per illustrazioni di libri e riviste, sia per replicare i soggetti dei suoi dipinti.