Scaramuzza Francesco *
SCARAMUZZA FRANCESCO
Sissa (Parma) 1803 - 1886
Studiò allAccademia di Belle Arti di Parma, dove ebbe come maestri B. Martini e A. Pasini, a stretto contatto con le opere del Correggio, suo referente ideale. Nel 1820 vinse due concorsi accademici e nel 1826 si aggiudicò il pensionato romano con Alessandro Farnese che uccide il Pascià alla battaglia di Lepanto (Parma, Galleria Nazionale), che già mostrava la sua inclinazione verso stilemi puristi. A questa scuola aderì durante il soggiorno romano, come segnalano i saggi inviati a Parma (Silvia e Aminta, 1829, Parma, Galleria Nazionale). Rientrato in patria nel 1830, si inserì tra i maggiori artisti di corte, ricevendo l’incarico da Maria Antonietta di Borbone per la pala del S. Rocco che guarisce gli appestati (per la chiesa di San Rocco, Parma). La sua ricca produzione di opere devozionali fu apprezzata per l'eleganza della cifra nazarena e la pastosità della tavolozza correggesca (fra le altre: Presentazione al Tempio, chiesa della Beata Vergine del Quartiere, Parma; San Francesco Solano, chiesa di San Michele dell’Arco, Parma; L'Assunta in cielo, collegiata di Cortemaggiore, Parma). Tra i dipinti di soggetto profano, vicino alla lezione di P. P. Prud’hon (già maestro dell’arciduchessa di Parma) è Amore e Psiche (Parma, Galleria Nazionale). In piena Restaurazione ideò l’anacronistica iconografia del San Napoleone (1836, ora in coll. privata). Nel 1836 espose a Brera La morte del conte Ugolino; in seguito lavorò in più tempi alla decorazione a fresco di una sala della biblioteca Palatina con scene della Divina Commedia. Nel 1846 fu nominato professore all’Accademia parmense.
Sissa (Parma) 1803 - 1886
Studiò allAccademia di Belle Arti di Parma, dove ebbe come maestri B. Martini e A. Pasini, a stretto contatto con le opere del Correggio, suo referente ideale. Nel 1820 vinse due concorsi accademici e nel 1826 si aggiudicò il pensionato romano con Alessandro Farnese che uccide il Pascià alla battaglia di Lepanto (Parma, Galleria Nazionale), che già mostrava la sua inclinazione verso stilemi puristi. A questa scuola aderì durante il soggiorno romano, come segnalano i saggi inviati a Parma (Silvia e Aminta, 1829, Parma, Galleria Nazionale). Rientrato in patria nel 1830, si inserì tra i maggiori artisti di corte, ricevendo l’incarico da Maria Antonietta di Borbone per la pala del S. Rocco che guarisce gli appestati (per la chiesa di San Rocco, Parma). La sua ricca produzione di opere devozionali fu apprezzata per l'eleganza della cifra nazarena e la pastosità della tavolozza correggesca (fra le altre: Presentazione al Tempio, chiesa della Beata Vergine del Quartiere, Parma; San Francesco Solano, chiesa di San Michele dell’Arco, Parma; L'Assunta in cielo, collegiata di Cortemaggiore, Parma). Tra i dipinti di soggetto profano, vicino alla lezione di P. P. Prud’hon (già maestro dell’arciduchessa di Parma) è Amore e Psiche (Parma, Galleria Nazionale). In piena Restaurazione ideò l’anacronistica iconografia del San Napoleone (1836, ora in coll. privata). Nel 1836 espose a Brera La morte del conte Ugolino; in seguito lavorò in più tempi alla decorazione a fresco di una sala della biblioteca Palatina con scene della Divina Commedia. Nel 1846 fu nominato professore all’Accademia parmense.