Rossi Giuseppe *
ROSSI GIUSEPPE
Perugia 1820 - 1899
Artista versatile e precoce, dopo il tirocinio presso l’Accademia perugina, inaugurò appena ventenne una brillante carriera di scenografo (teatro di Spoleto), destinata a condizionare in seguito anche la sua produzione da cavalletto. Viaggi di studio a Roma, a Napoli e a Bologna alimentarono la formazione di un linguaggio eclettico: nei lavori per i teatri di Foligno, di Cannara, di Perugia (Morlacchi, Pavone e della Minerva), di Sant’Angelo in Vado (Pesaro e Urbino) tradusse, in un decorativismo esuberante e venato di esotismo, le proprie invenzioni (documentate dagli studi presso l’Accademia di Perugia). Si ricordano suoi interventi decorativi anche in edifici sacri (convento della Chiesa Nuova e monastero di Santa Lucia a Perugia) e una fecondissima produzione di dipinti di paesaggio, oggi in gran parte dispersi, destinati alla ricca committenza perugina. Il suo vedutismo mantenne forme di matrice settecentesca, anche se vi si scorge qualche timida accensione romantica; un particolare valore documentario ha la serie di Vedute di Perugia (Perugia, Galleria Nazionale), mentre le migliori qualità dell’artista emergono nei veloci schizzi e negli appunti di taccuino dedicati a scorci perugini e di altre città umbre.
Perugia 1820 - 1899
Artista versatile e precoce, dopo il tirocinio presso l’Accademia perugina, inaugurò appena ventenne una brillante carriera di scenografo (teatro di Spoleto), destinata a condizionare in seguito anche la sua produzione da cavalletto. Viaggi di studio a Roma, a Napoli e a Bologna alimentarono la formazione di un linguaggio eclettico: nei lavori per i teatri di Foligno, di Cannara, di Perugia (Morlacchi, Pavone e della Minerva), di Sant’Angelo in Vado (Pesaro e Urbino) tradusse, in un decorativismo esuberante e venato di esotismo, le proprie invenzioni (documentate dagli studi presso l’Accademia di Perugia). Si ricordano suoi interventi decorativi anche in edifici sacri (convento della Chiesa Nuova e monastero di Santa Lucia a Perugia) e una fecondissima produzione di dipinti di paesaggio, oggi in gran parte dispersi, destinati alla ricca committenza perugina. Il suo vedutismo mantenne forme di matrice settecentesca, anche se vi si scorge qualche timida accensione romantica; un particolare valore documentario ha la serie di Vedute di Perugia (Perugia, Galleria Nazionale), mentre le migliori qualità dell’artista emergono nei veloci schizzi e negli appunti di taccuino dedicati a scorci perugini e di altre città umbre.