Pitloo Anton Sminck *
PITLOO ANTON SMINCK
Arnhem (Olanda) 1790 - Napoli 1837
L’artista olandese fu a pieno titolo naturalizzato italiano, sia nella consuetudine del cognome (che per esteso era Van Pitloo), sia per il peso assunto nella evoluzione della pittura meridionale di paesaggio. Formatosi nel paese natale, nel 1808 ottenne dal re Luigi Bonaparte una borsa di studio per perfezionarsi a Parigi, dove frequentò la Scuola di Paesaggio Classico di V. Bertin e J. X. Bildaud. Trasferitosi a Roma nel 1811, lavorò per committenze aristocratiche e reali e nel 1816 seguì a Napoli il diplomatico russo G. V. Orloff. Risale a quell'anno L'incendio del teatro San Carlo (Napoli, Museo di Capodimonte), dove ritrasse fedelmente un episodio di cronaca, con un taglio vedutistico e una gamma cromatica vicini ai modi di J. R. Cozens e T. Jones. Altri viaggi artistici compiuti in Italia e in Europa (1816-1820) sono documentati da una serie di disegni (Roma, Gabinetto Nazionale delle Stampe). Nel 1821 aprì a Napoli una scuola privata di pittura, dove si formarono G. Gigante, A. Vianelli, T. Duclère, B. De Francesco; dal 1824 al 1837 tenne la cattedra di paesaggio all'Accademia di Napoli (per l'accesso presentò Boschetto di Francavilla, Napoli, Museo di Capodimonte). Appartengono a questi anni, Ponte Lugano, La tomba di Claudio, La Cascata delle Marmore (Sorrento, Museo Correale di Terranova), opere di lucida analisi del motivo, letto in chiave romantica. L’incontro con C. Corot a Roma nel 1825, suggerì a Pitloo nuove sperimentazioni sulla luce e sulla resa atmosferica del paesaggio (La lanterna del molo, Napoli, Museo di San Martino). Fu presente alle biennali borboniche del 1826 (Veduta con tre tempi di Pesto, Veduta del giardino di Chiatamone, Veduta di una ferriera in Amalfi) e del 1830 (Paese con alcuni frati cappuccini, Veduta di Sorrento). Dopo il 1833 le sue vedute divennero più ampie, la pennellata si fece più rapida e sfaldata, come in Il tramonto sul Golfo di Napoli (Sorrento, Museo Correale di Terranova) o in L’Immacolatella (coll. privata), nella quale si scorge la vicinanza con le coeve ricerche di Gigante.
Arnhem (Olanda) 1790 - Napoli 1837
L’artista olandese fu a pieno titolo naturalizzato italiano, sia nella consuetudine del cognome (che per esteso era Van Pitloo), sia per il peso assunto nella evoluzione della pittura meridionale di paesaggio. Formatosi nel paese natale, nel 1808 ottenne dal re Luigi Bonaparte una borsa di studio per perfezionarsi a Parigi, dove frequentò la Scuola di Paesaggio Classico di V. Bertin e J. X. Bildaud. Trasferitosi a Roma nel 1811, lavorò per committenze aristocratiche e reali e nel 1816 seguì a Napoli il diplomatico russo G. V. Orloff. Risale a quell'anno L'incendio del teatro San Carlo (Napoli, Museo di Capodimonte), dove ritrasse fedelmente un episodio di cronaca, con un taglio vedutistico e una gamma cromatica vicini ai modi di J. R. Cozens e T. Jones. Altri viaggi artistici compiuti in Italia e in Europa (1816-1820) sono documentati da una serie di disegni (Roma, Gabinetto Nazionale delle Stampe). Nel 1821 aprì a Napoli una scuola privata di pittura, dove si formarono G. Gigante, A. Vianelli, T. Duclère, B. De Francesco; dal 1824 al 1837 tenne la cattedra di paesaggio all'Accademia di Napoli (per l'accesso presentò Boschetto di Francavilla, Napoli, Museo di Capodimonte). Appartengono a questi anni, Ponte Lugano, La tomba di Claudio, La Cascata delle Marmore (Sorrento, Museo Correale di Terranova), opere di lucida analisi del motivo, letto in chiave romantica. L’incontro con C. Corot a Roma nel 1825, suggerì a Pitloo nuove sperimentazioni sulla luce e sulla resa atmosferica del paesaggio (La lanterna del molo, Napoli, Museo di San Martino). Fu presente alle biennali borboniche del 1826 (Veduta con tre tempi di Pesto, Veduta del giardino di Chiatamone, Veduta di una ferriera in Amalfi) e del 1830 (Paese con alcuni frati cappuccini, Veduta di Sorrento). Dopo il 1833 le sue vedute divennero più ampie, la pennellata si fece più rapida e sfaldata, come in Il tramonto sul Golfo di Napoli (Sorrento, Museo Correale di Terranova) o in L’Immacolatella (coll. privata), nella quale si scorge la vicinanza con le coeve ricerche di Gigante.