Paoletti Pietro*

PAOLETTI PIETRO
Belluno 1801 - 1847
Nella città natale apprese la pittura dal padre Luigi e da A. Federici, cogliendo anche l'opportunità di studiare e copiare i Primitivi veneti appartenenti alla ricca collezione di M. Pagani. A Venezia, dove si trasferì per frequentare l'Accademia di Belle Arti, conobbe G. De Min; ne divenne ben presto l'assistente e cominciò a seguirlo nei suoi spostamenti per il Veneto. Nel 1826 realizzò la prima importante commissione con gli affreschi per la Villa di G. A. de' Manzoni ad Agordo (Belluno), notevoli per la scelta del tema letterario ariostesco, di gusto romantico (Ratto di Doralice e Duello fra Ruggero e Rodomonte). Nel 1827 seguì De Min a Roma e fu accolto nella cerchia di H. Vernet, ma mostrò una maggiore attenzione per l’esempio di V. Camuccini, che coniugò con il Classicismo purista di F. Coghetti e F. Podesti. Il suo successo professionale, confermato dagli affreschi di Palazzo Lucernari a Roma, della cattedrale di Rieti e dell’abbazia di Montecassino, si accrebbe con l’elezione al soglio pontificio del conterraneo Gregorio XVI, che gli commissionò una tela illustrante la Visita della Delegazione bellunese a Gregorio XVI (1831-1834, Belluno, seminario Gregoriano). Fra il 1836 e il 1842 affrescò nella romana Villa Torlonia le Storie di Telemaco, oltre a soggetti mitologici come Galatea e Ila e le ninfe, e a una serie di Uomini illustri nella “Camera de’ poeti ed artisti italiani”0. Da allora alternò la permanenza a Roma con frequenti ritorni in patria per soddisfare vari incarichi, come le decorazioni della Sala Ercolanea del Caffè Pedrocchi di Padova (1842) o della chiesa di Santa Maria Formosa a Venezia (1845-1846, perdute). Anche nella pittura da cavalletto ebbe occasione di mostrare la sua predilezione per i temi legati alla letteratura, come nei casi della petrarchesca Laura che esce dal bagno (1829, Padova, Museo Civico) o di Naufragio della famiglia del Balzo (esposto a Roma nel 1837) e di Tasso fuggiasco che visita la sorella a Sorrento (esposto a Milano nel 1842). Fra i ritratti vanno ricordati quello di G. A. de' Manzoni (coll. privata) e di A. Doglioni (Belluno, Museo Civico).
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