Migliara Giovanni *
MIGLIARA GIOVANNI
Alessandria 1785 - Milano 1837
Figlio di un ebanista, fu introdotto presso lo scultore del legno L. Zuccoli a Milano; frequentò poi l'Accademia di Brera, lavorando contemporaneamente come aiuto scenografo di G. Galliari. L'esperienza acquisita in teatro non solo informò le opere con cui esordiva nel 1812 all'Esposizione di Brera (Vedute milanesi e veneziane), ma fu anche di fondamentale importanza nella produzione futura. Alla veduta prospettica di matrice settecentesca associò la varietà e la sapiente scelta delle inquadrature, dando vita a un genere di pittura come rappresentazione del “teatro urbano”, che ottenne immediata popolarità (Episodio dell’Eccidio di Prina, Milano, prima del 1818, Museo di Milano). Aggiunse presto anche vedute studiate dal vero o d’invenzione, di gusto neomedievale, interni conventuali arricchiti da scene di genere ed episodi storici (Interno del Duomo di Milano, 1819; Interno di un monastero e Vestibolo di un convento di suore, Milano, Accademia di Brera). Il vasto repertorio fu studiato attraverso i numerosi viaggi compiuti in Veneto (1820), in Toscana ed Emilia (1827), in Liguria (1828), in Piemonte (1832) e nell’Italia centrale (1834). Apprezzati dal collezionismo furono anche i fixés (olio su tela applicata su vetro), dove traspose con virtuosismo da miniatore, vedute, interni, scene d'ispirazione letteraria interpretate con precoce gusto troubadour (undici tondi furono esposti a Brera nel 1822). L’intensa attività espositiva dell’autore, che dal 1829 affiancava gli appuntamenti di Brera a Milano con la partecipazione alle mostre torinesi, contribuì al favore di cui godette anche in ambito sabaudo, di dove gli vennero numerose commissioni e la nomina a pittore di genere di Carlo Alberto nel 1833. Tenne a Milano una scuola privata di successo, dalla quale uscirono molti dei cosiddetti Migliaristi.
Alessandria 1785 - Milano 1837
Figlio di un ebanista, fu introdotto presso lo scultore del legno L. Zuccoli a Milano; frequentò poi l'Accademia di Brera, lavorando contemporaneamente come aiuto scenografo di G. Galliari. L'esperienza acquisita in teatro non solo informò le opere con cui esordiva nel 1812 all'Esposizione di Brera (Vedute milanesi e veneziane), ma fu anche di fondamentale importanza nella produzione futura. Alla veduta prospettica di matrice settecentesca associò la varietà e la sapiente scelta delle inquadrature, dando vita a un genere di pittura come rappresentazione del “teatro urbano”, che ottenne immediata popolarità (Episodio dell’Eccidio di Prina, Milano, prima del 1818, Museo di Milano). Aggiunse presto anche vedute studiate dal vero o d’invenzione, di gusto neomedievale, interni conventuali arricchiti da scene di genere ed episodi storici (Interno del Duomo di Milano, 1819; Interno di un monastero e Vestibolo di un convento di suore, Milano, Accademia di Brera). Il vasto repertorio fu studiato attraverso i numerosi viaggi compiuti in Veneto (1820), in Toscana ed Emilia (1827), in Liguria (1828), in Piemonte (1832) e nell’Italia centrale (1834). Apprezzati dal collezionismo furono anche i fixés (olio su tela applicata su vetro), dove traspose con virtuosismo da miniatore, vedute, interni, scene d'ispirazione letteraria interpretate con precoce gusto troubadour (undici tondi furono esposti a Brera nel 1822). L’intensa attività espositiva dell’autore, che dal 1829 affiancava gli appuntamenti di Brera a Milano con la partecipazione alle mostre torinesi, contribuì al favore di cui godette anche in ambito sabaudo, di dove gli vennero numerose commissioni e la nomina a pittore di genere di Carlo Alberto nel 1833. Tenne a Milano una scuola privata di successo, dalla quale uscirono molti dei cosiddetti Migliaristi.