Liardo Filippo *
LIARDO FILIPPO
Leonforte (Ennia) 1834 - Asnières-Sur-Seine (Francia) 1917
Verifiche documentarie hanno consentito di accertare i dati anagrafici del pittore, più volte ricordato come l’”Induno siciliano” o come il “Pittore garibaldino”. Descritto da T. Signorini come un «tipo originalissimo e di molto ingegno», nel corso della sua attività entrò in contatto con la cultura fiorentina e con le novità artistiche francesi. Grazie ai proventi di una precoce attività ritrattistica, nel 1857 poté trasferirsi a Napoli, dove fu alla scuola di D. Morelli. Nella città partenopea partecipò alla Mostra Borbonica del 1859 con il dipinto Un orfanello che dorme sulla tomba di sua madre, mentre l’anno successivo seguì Garibaldi sino al Volturno e nel 1862, dopo un breve ritorno a Napoli, combattè in Aspromonte. In quello stesso periodo ebbe modo di inviare alla I Esposizione Italiana di Firenze, nel 1861, un ritratto e II torrente Mugnone (Napoli, Museo di Capodimonte, in deposito alla Camera dei Deputati), che riprendeva un tema caro alla Scuola di Piagentina. Alla metà degli anni '60 appartengono il dipinto Staggia (coll. privata), che denuncia la conoscenza della omonima scuola toscana, e una Veduta dell'Arno nei pressi di Firenze (Napoli, Museo di Capodimonte, in deposito all'Avvocatura Erariale), che presenta analogie con i disegni di O. Borrani e più in generale con le atmosfere della Scuola di Piagenti na. Affinità con la pittura di V. Cabianca si scorgono in La donna che cuce (1862-1865, Leonforte, Municipio). Nel 1864 realizzò a Firenze la sua prima mostra personale, che lo introdusse ufficialmente nell'ambito della pittura macchiaiola. Frattanto continuava a esporre a Napoli paesaggi toscani (1863-1864). Nel 1865, sollecitato dal dibattito artistico fiorentino, si recò a Parigi, dove l’anno successivo presentò al Salon Un episodio deI bombardamento di Palermo (da identificare con Sepoltura di un garibaldino, Palermo, Galleria Civica d'Arte Moderna). Partecipò alla campagna garibaldina del 1866, come documenta anche una serie di disegni (Catania, Museo Civico), quindi fece nuovamente ritorno a Parigi nel corso del 1867 e vi rimase fino alla morte, pur con frequenti viaggi a Firenze, in Sicilia e a Londra. Espose a Parma nel 1870 e a Venezia nel 1887. Fra le sue opere più rappresentative vi è il Ritratto del padre (1869, Palermo, Galleria Civica d’Arte Moderna), il quale, grazie a un restauro recente, ha rivelato la preesistenza di un Paesaggio con gregge. Fu amico di pittori e di intellettuali e fra gli altri di F. Zandomene ghi, J. L. Gérôme, G. De Nittis, G. Boldini e del mercante parigino A. Goupil.
Leonforte (Ennia) 1834 - Asnières-Sur-Seine (Francia) 1917
Verifiche documentarie hanno consentito di accertare i dati anagrafici del pittore, più volte ricordato come l’”Induno siciliano” o come il “Pittore garibaldino”. Descritto da T. Signorini come un «tipo originalissimo e di molto ingegno», nel corso della sua attività entrò in contatto con la cultura fiorentina e con le novità artistiche francesi. Grazie ai proventi di una precoce attività ritrattistica, nel 1857 poté trasferirsi a Napoli, dove fu alla scuola di D. Morelli. Nella città partenopea partecipò alla Mostra Borbonica del 1859 con il dipinto Un orfanello che dorme sulla tomba di sua madre, mentre l’anno successivo seguì Garibaldi sino al Volturno e nel 1862, dopo un breve ritorno a Napoli, combattè in Aspromonte. In quello stesso periodo ebbe modo di inviare alla I Esposizione Italiana di Firenze, nel 1861, un ritratto e II torrente Mugnone (Napoli, Museo di Capodimonte, in deposito alla Camera dei Deputati), che riprendeva un tema caro alla Scuola di Piagentina. Alla metà degli anni '60 appartengono il dipinto Staggia (coll. privata), che denuncia la conoscenza della omonima scuola toscana, e una Veduta dell'Arno nei pressi di Firenze (Napoli, Museo di Capodimonte, in deposito all'Avvocatura Erariale), che presenta analogie con i disegni di O. Borrani e più in generale con le atmosfere della Scuola di Piagenti na. Affinità con la pittura di V. Cabianca si scorgono in La donna che cuce (1862-1865, Leonforte, Municipio). Nel 1864 realizzò a Firenze la sua prima mostra personale, che lo introdusse ufficialmente nell'ambito della pittura macchiaiola. Frattanto continuava a esporre a Napoli paesaggi toscani (1863-1864). Nel 1865, sollecitato dal dibattito artistico fiorentino, si recò a Parigi, dove l’anno successivo presentò al Salon Un episodio deI bombardamento di Palermo (da identificare con Sepoltura di un garibaldino, Palermo, Galleria Civica d'Arte Moderna). Partecipò alla campagna garibaldina del 1866, come documenta anche una serie di disegni (Catania, Museo Civico), quindi fece nuovamente ritorno a Parigi nel corso del 1867 e vi rimase fino alla morte, pur con frequenti viaggi a Firenze, in Sicilia e a Londra. Espose a Parma nel 1870 e a Venezia nel 1887. Fra le sue opere più rappresentative vi è il Ritratto del padre (1869, Palermo, Galleria Civica d’Arte Moderna), il quale, grazie a un restauro recente, ha rivelato la preesistenza di un Paesaggio con gregge. Fu amico di pittori e di intellettuali e fra gli altri di F. Zandomene ghi, J. L. Gérôme, G. De Nittis, G. Boldini e del mercante parigino A. Goupil.