Lega Silvestro *
LEGA SILVESTRO
Modigliana (Forlì) 1826 - Firenze 1895
Giunto a Firenze nel 1843, s’iscrisse all’Accademia dove seguì i corsi di L. Servolini, T. Gazzarrini, G. Bezzuoli. Nel 1844 prese a frequentare lo studio di L. Mussini e in seguito la scuola che questi tenne col pittore svizzero A. Stürler. Passò poi nello studio di A. Ciseri che lo incoraggiò a dipingere il suo primo quadro, Incredulità di San Tommaso (Modigliana, Ospedale Civile). Nel 1851, all’Accademia, espose Velleda, ispirato a I martiri di F. R. de Chateaubriand e l’anno dopo David che placa Saul al suono della cetra. L’educazione accademica con profonde radici puriste formò la solida struttura della produzione successiva, evidente sin dalle prime due lunette per l'oratorio della Madonna del Cantone di Modigliana (1858-1859) e dal quadro con Bersaglieri che conducono prigionieri austriaci (esposto alla Promotrice di Firenze del 1861). Con Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia, presentato nel 1861 a Firenze, alla prima Esposizione Nazionale Italiana (oggi noto solo attraverso i bozzetti), nella composizione rigorosamente definita dalla luce e dal contrasto cromatico si mostrava già in sintonia con le ricerche macchiaiole. Nel decennio seguente si apriva la stagione più felice per l’artista, ospitato dalla famiglia Batelli nella casa lungo l'Af- frico, dove fu impegnato nelle ricerche en plein air con T. Signorini, B. Abbati, O. Borrani, R. Sernesi, che diedero vita alla Scuola di Piagentina. In un clima ricco di operosità e di affetti nacquero capolavori come II canto dello stornello (1867, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti), Un dopo pranzo (1868, Milano, Pinacoteca di Brera), La visita (1868, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Rimasto prostrato a causa di alcune disgrazie, nondimeno seguitò a lavorare a temi di intimità domestica come Le bambine che fanno le signore, che gli valse riconoscimenti alle mostre di Parma del 1870 e di Vienna del 1873. La subentrata crisi spirituale, unita a una grave malattia agli occhi, lo distolse per qualche anno dalla pittura. Recuperò vigore nell’impegno per la Galleria Lega- Borrani e poté trovare serenità d’ispirazione presso la famiglia Tommasi, di cui fu spesso ospite a Bellariva, nei sobborghi di Firenze, e nella villa di Crespina, vicino Pisa. Maestro di Angelo e di Adolfo Tommasi, aperto alle novità della pittura d’oltralpe, cominciò a essere un riferimento importante per i giovani artisti attivi tra Firenze e Livorno. La sua pittura assunse espressioni più mosse e cromaticamente risentite in quadri che ebbero spesso per soggetto contadine intente al lavoro o signore ritratte nei loro giardini. Dal 1886 trascorse lunghi periodi al Gabbro, la fattoria dei Bandini a Poggio Piano, nella campagna dell’entroterra livornese. Preso dalla bellezza dei luoghi e dal nuovo clima affettivo, dipinse studi di paese, figure di contadine e ritratti delle sue ospiti (La padrona del giardino, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti).
Modigliana (Forlì) 1826 - Firenze 1895
Giunto a Firenze nel 1843, s’iscrisse all’Accademia dove seguì i corsi di L. Servolini, T. Gazzarrini, G. Bezzuoli. Nel 1844 prese a frequentare lo studio di L. Mussini e in seguito la scuola che questi tenne col pittore svizzero A. Stürler. Passò poi nello studio di A. Ciseri che lo incoraggiò a dipingere il suo primo quadro, Incredulità di San Tommaso (Modigliana, Ospedale Civile). Nel 1851, all’Accademia, espose Velleda, ispirato a I martiri di F. R. de Chateaubriand e l’anno dopo David che placa Saul al suono della cetra. L’educazione accademica con profonde radici puriste formò la solida struttura della produzione successiva, evidente sin dalle prime due lunette per l'oratorio della Madonna del Cantone di Modigliana (1858-1859) e dal quadro con Bersaglieri che conducono prigionieri austriaci (esposto alla Promotrice di Firenze del 1861). Con Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia, presentato nel 1861 a Firenze, alla prima Esposizione Nazionale Italiana (oggi noto solo attraverso i bozzetti), nella composizione rigorosamente definita dalla luce e dal contrasto cromatico si mostrava già in sintonia con le ricerche macchiaiole. Nel decennio seguente si apriva la stagione più felice per l’artista, ospitato dalla famiglia Batelli nella casa lungo l'Af- frico, dove fu impegnato nelle ricerche en plein air con T. Signorini, B. Abbati, O. Borrani, R. Sernesi, che diedero vita alla Scuola di Piagentina. In un clima ricco di operosità e di affetti nacquero capolavori come II canto dello stornello (1867, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti), Un dopo pranzo (1868, Milano, Pinacoteca di Brera), La visita (1868, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Rimasto prostrato a causa di alcune disgrazie, nondimeno seguitò a lavorare a temi di intimità domestica come Le bambine che fanno le signore, che gli valse riconoscimenti alle mostre di Parma del 1870 e di Vienna del 1873. La subentrata crisi spirituale, unita a una grave malattia agli occhi, lo distolse per qualche anno dalla pittura. Recuperò vigore nell’impegno per la Galleria Lega- Borrani e poté trovare serenità d’ispirazione presso la famiglia Tommasi, di cui fu spesso ospite a Bellariva, nei sobborghi di Firenze, e nella villa di Crespina, vicino Pisa. Maestro di Angelo e di Adolfo Tommasi, aperto alle novità della pittura d’oltralpe, cominciò a essere un riferimento importante per i giovani artisti attivi tra Firenze e Livorno. La sua pittura assunse espressioni più mosse e cromaticamente risentite in quadri che ebbero spesso per soggetto contadine intente al lavoro o signore ritratte nei loro giardini. Dal 1886 trascorse lunghi periodi al Gabbro, la fattoria dei Bandini a Poggio Piano, nella campagna dell’entroterra livornese. Preso dalla bellezza dei luoghi e dal nuovo clima affettivo, dipinse studi di paese, figure di contadine e ritratti delle sue ospiti (La padrona del giardino, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti).