Giusti Salvatore*
GIUSTI SALVATORE
Napoli 1773 ca. - 1851
Studiò all’Accademia di Napoli sotto la guida di A. Dominici e di P. Hackert. Autore di una produzione poliedrica, passò dai soggetti sacri alle nature morte, dalle vedute ai paesaggi romantici con guerrieri (Notturno con bivacco di cavalieri, Napoli, Prefettura). Nel 1822 fu nominato professore onorario dell’Acca- demia e dal 1824 iniziò l’attività di decoratore con una sigla briosa e piacevole (Il carro di Venere, 1837 ca., Napoli, Palazzo Reale). Studiò la pittura del Seicento fiammingo e napoletano traendone, in particolare nelle nature morte, una marcata esuberanza decorativa (Composizione di fiori, di frutti, di quadrupedi, volatili ecc. con vaso di pesci nel mezzo, Napoli, Museo di Capodimonte). Partecipò con assiduità alle mostre borboniche, dal 1826 al 1843; tra i quadri esposti nel 1826 figuravano SS. Vergine col Bambino accerchiata da una ghirlanda di vaghissimi fiori, Cucina con figure, Un cane da caccia, Suonator di cetra assiso alla marina di Sorrento e Due quadri di polli da “ordinarsi” (acquistati dalla famiglia reale per quarantotto ducati). All'Esposizione del 1839 si fece apprezzare per i «bei paesi e bellissimi cavalli di genere tutto fiammingo» (Veduta con pergolato e Paesaggio con riposo di alcuni soldati).
Napoli 1773 ca. - 1851
Studiò all’Accademia di Napoli sotto la guida di A. Dominici e di P. Hackert. Autore di una produzione poliedrica, passò dai soggetti sacri alle nature morte, dalle vedute ai paesaggi romantici con guerrieri (Notturno con bivacco di cavalieri, Napoli, Prefettura). Nel 1822 fu nominato professore onorario dell’Acca- demia e dal 1824 iniziò l’attività di decoratore con una sigla briosa e piacevole (Il carro di Venere, 1837 ca., Napoli, Palazzo Reale). Studiò la pittura del Seicento fiammingo e napoletano traendone, in particolare nelle nature morte, una marcata esuberanza decorativa (Composizione di fiori, di frutti, di quadrupedi, volatili ecc. con vaso di pesci nel mezzo, Napoli, Museo di Capodimonte). Partecipò con assiduità alle mostre borboniche, dal 1826 al 1843; tra i quadri esposti nel 1826 figuravano SS. Vergine col Bambino accerchiata da una ghirlanda di vaghissimi fiori, Cucina con figure, Un cane da caccia, Suonator di cetra assiso alla marina di Sorrento e Due quadri di polli da “ordinarsi” (acquistati dalla famiglia reale per quarantotto ducati). All'Esposizione del 1839 si fece apprezzare per i «bei paesi e bellissimi cavalli di genere tutto fiammingo» (Veduta con pergolato e Paesaggio con riposo di alcuni soldati).