Giani Felice *
GIANI FELICE
San Sebastiano Curone (Alessandria) 1758 - Roma 1823
Ebbe la sua formazione a Pavia e successivamente a Bologna, dove fra il 1778 e il 1779 fu allievo di D. Pedrini, G. Gandolfi e V. Mazza. Trasferitosi a Roma, si appassionò delle antichità classiche e proseguì gli studi con P. Batoni e C. Unterberger. Frequentò i vivaci cenacoli artistici della capitale, attraverso i quali poté conoscere le opere di H. Füssli e J. Flaxman, che ebbero notevole influenza sulla sua evoluzione artistica. La prima attività romana lo vide impegnato nelle decorazioni di Villa Borghese e di Palazzo Chigi. Fra il 1786 e il 1788 soggiornò a Faenza, dove ricevette importanti commissioni (galleria dei Cento Pacifici, 1787); quindi compì un significativo viaggio nel Napoletano, a Ercolano e a Pompei, e infatti già nelle decorazioni del romano Palazzo Altieri (1789) i rimandi archeologici risultano frequenti e di fondamentale importanza. Nel 1794 avviò un'intensa e apprezzata attività di decoratore nelle residenze aristocratiche di diverse città emiliane e romagnole: a Faenza, dove fu un vero protagonista di quella cultura figurativa che avrebbe trasformato il volto della città (per tutti, la galleria di Palazzo Laderchi, 1794, e gli ambienti di Palazzo Milzetti, 1802-1805); a Bologna (fra gli altri, Palazzo Aldini, 1805-1810, e Palazzo Marescotti, 1807); a Forlì, a Ravenna, a Ferrara. Nel 1811 fu nuovamente impegnato a Roma, al Quirinale, nell'allestimento degli appartamenti napoleonici. Si recò poi a Parigi, dove eseguì le decorazioni di Villa Aldini a Montmorency (oggi perdute). Artista tra i più significativi dell’età neoclassica, non aderì mai interamente a uno stile: accanto a decise riprese e rielaborazioni dell’antico, pur private della compostezza indicata dall’estetica classicista, le sue opere presentano imprescindibili reminiscenze manieriste. Allo stesso modo la fitta trama disegnativa, sempre frammentata, mossa ed energica, conferisce una peculiare enfasi ai suoi dipinti, rivelando un gusto espressionista e visionario. La sua opera costituì un esempio fra i più attraenti per molti artisti della generazione successiva.
San Sebastiano Curone (Alessandria) 1758 - Roma 1823
Ebbe la sua formazione a Pavia e successivamente a Bologna, dove fra il 1778 e il 1779 fu allievo di D. Pedrini, G. Gandolfi e V. Mazza. Trasferitosi a Roma, si appassionò delle antichità classiche e proseguì gli studi con P. Batoni e C. Unterberger. Frequentò i vivaci cenacoli artistici della capitale, attraverso i quali poté conoscere le opere di H. Füssli e J. Flaxman, che ebbero notevole influenza sulla sua evoluzione artistica. La prima attività romana lo vide impegnato nelle decorazioni di Villa Borghese e di Palazzo Chigi. Fra il 1786 e il 1788 soggiornò a Faenza, dove ricevette importanti commissioni (galleria dei Cento Pacifici, 1787); quindi compì un significativo viaggio nel Napoletano, a Ercolano e a Pompei, e infatti già nelle decorazioni del romano Palazzo Altieri (1789) i rimandi archeologici risultano frequenti e di fondamentale importanza. Nel 1794 avviò un'intensa e apprezzata attività di decoratore nelle residenze aristocratiche di diverse città emiliane e romagnole: a Faenza, dove fu un vero protagonista di quella cultura figurativa che avrebbe trasformato il volto della città (per tutti, la galleria di Palazzo Laderchi, 1794, e gli ambienti di Palazzo Milzetti, 1802-1805); a Bologna (fra gli altri, Palazzo Aldini, 1805-1810, e Palazzo Marescotti, 1807); a Forlì, a Ravenna, a Ferrara. Nel 1811 fu nuovamente impegnato a Roma, al Quirinale, nell'allestimento degli appartamenti napoleonici. Si recò poi a Parigi, dove eseguì le decorazioni di Villa Aldini a Montmorency (oggi perdute). Artista tra i più significativi dell’età neoclassica, non aderì mai interamente a uno stile: accanto a decise riprese e rielaborazioni dell’antico, pur private della compostezza indicata dall’estetica classicista, le sue opere presentano imprescindibili reminiscenze manieriste. Allo stesso modo la fitta trama disegnativa, sempre frammentata, mossa ed energica, conferisce una peculiare enfasi ai suoi dipinti, rivelando un gusto espressionista e visionario. La sua opera costituì un esempio fra i più attraenti per molti artisti della generazione successiva.