Forte Gaetano *
FORTE GAETANO
Salerno 1790 - Napoli 1871
Giunto a Napoli nel 1806, si iscrisse all'Accademia dove seguì i corsi di architettura e prospettiva dello scenografo D. Chelli. Avvicinatosi a J. B. Wicar, si specializzò nella ritrattistica (Autoritratto, Napoli, Museo di San Martino), fornendo prove di compiuta maturità negli anni fra il 1809 e il 1828, quando tornò a risiedere a Salerno, aprendovi una scuola privata (Ritratto di D. Chelli, 1813 ca., Napoli, Museo di San Martino; La famiglia del pittore, 1816, Napoli, Galleria dell'Accademia di Belle Arti; Ritratto del Canonico Giordano, 1827 ca., Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Trasferitosi di nuovo a Napoli, dove nel 1840 fu nominato professore onorario all’Accademia, partecipò alle biennali borboniche dal 1833 al 1848 (fra gli altri, Giove e Callisto, Ritratto virile, Cacciagione con uccellame e accessori). Spaziò dal paesaggio ai soggetti storici, alla natura morta, mantenendo i risultati più alti nella ritrattistica, in cui seppe stemperare l’ufficialità degli esempi filtrati da Wicar con una personale impronta realista (Ritratto di Lucio Caracciolo duca di Roccaromana, esposto a Napoli nel 1835 e nel 1877, Napoli, Museo di San Martino). Fu attivo anche come architetto.
Salerno 1790 - Napoli 1871
Giunto a Napoli nel 1806, si iscrisse all'Accademia dove seguì i corsi di architettura e prospettiva dello scenografo D. Chelli. Avvicinatosi a J. B. Wicar, si specializzò nella ritrattistica (Autoritratto, Napoli, Museo di San Martino), fornendo prove di compiuta maturità negli anni fra il 1809 e il 1828, quando tornò a risiedere a Salerno, aprendovi una scuola privata (Ritratto di D. Chelli, 1813 ca., Napoli, Museo di San Martino; La famiglia del pittore, 1816, Napoli, Galleria dell'Accademia di Belle Arti; Ritratto del Canonico Giordano, 1827 ca., Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Trasferitosi di nuovo a Napoli, dove nel 1840 fu nominato professore onorario all’Accademia, partecipò alle biennali borboniche dal 1833 al 1848 (fra gli altri, Giove e Callisto, Ritratto virile, Cacciagione con uccellame e accessori). Spaziò dal paesaggio ai soggetti storici, alla natura morta, mantenendo i risultati più alti nella ritrattistica, in cui seppe stemperare l’ufficialità degli esempi filtrati da Wicar con una personale impronta realista (Ritratto di Lucio Caracciolo duca di Roccaromana, esposto a Napoli nel 1835 e nel 1877, Napoli, Museo di San Martino). Fu attivo anche come architetto.