Fabris Domenico*
FABRIS DOMENICO
Osoppo (Udine) 1814 - 1901
Figlio del pittore dilettante Silvestro, è stato spesso confuso con l'omonimo incisore friulano. Al periodo degli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia risale la sua prima opera, Saul ammansito dall'arpa di David (perduto). Ritornato in Friuli, acquisì fama grazie a una feconda attività di frescante: decorò chiese, palazzi e teatri nella sua regione, in Austria e in Slovenia, con complesse composizioni accademiche, ravvivate da un colorismo di tradizione cinquecentesca (chiesa di San Rocco a Osoppo, 1845-1847; Parrocchiale di Postumia, 1849). Negli anni '50 operò a Udine, a Palazzo Mangilli (Irene di Spilimbergo alla scuola di Tiziano, 1852), nel teatro Sociale (Scene della vita della donna, 1852-1853, affreschi perduti) e nel Palazzo Arcivescovile (La missione di sant'Ermacora, 1859). A Gemona lasciò sue opere nel Duomo (Dottori della Chiesa, 1854) e nel teatro Sociale (Le Arti, 1867, perdute). Negli affreschi dedicati alla Vita di S. Pasquale Baylon (1866- 1867), nella cappella gentilizia di P. Revoltella a Trieste, diede prova di conversione alle più schiette forme puriste. Una delle ultime opere fu la decorazione della Parrocchiale di Carlino presso Codroipo (1887-1891).
Osoppo (Udine) 1814 - 1901
Figlio del pittore dilettante Silvestro, è stato spesso confuso con l'omonimo incisore friulano. Al periodo degli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia risale la sua prima opera, Saul ammansito dall'arpa di David (perduto). Ritornato in Friuli, acquisì fama grazie a una feconda attività di frescante: decorò chiese, palazzi e teatri nella sua regione, in Austria e in Slovenia, con complesse composizioni accademiche, ravvivate da un colorismo di tradizione cinquecentesca (chiesa di San Rocco a Osoppo, 1845-1847; Parrocchiale di Postumia, 1849). Negli anni '50 operò a Udine, a Palazzo Mangilli (Irene di Spilimbergo alla scuola di Tiziano, 1852), nel teatro Sociale (Scene della vita della donna, 1852-1853, affreschi perduti) e nel Palazzo Arcivescovile (La missione di sant'Ermacora, 1859). A Gemona lasciò sue opere nel Duomo (Dottori della Chiesa, 1854) e nel teatro Sociale (Le Arti, 1867, perdute). Negli affreschi dedicati alla Vita di S. Pasquale Baylon (1866- 1867), nella cappella gentilizia di P. Revoltella a Trieste, diede prova di conversione alle più schiette forme puriste. Una delle ultime opere fu la decorazione della Parrocchiale di Carlino presso Codroipo (1887-1891).