Dusi Cosroe *
DUSI COSROE
Venezia 1808 - Marostica (Vicenza) 1859
Allievo dal 1820 all'Accademia di Belle Arti di Venezia, grazie all'interessamento di T. Matteini, suo maestro, usufruì di un sussidio triennale che gli permise di terminare gli studi accademici. Esordì nel 1827 all’Esposi-zione veneziana, con La morte di Alcibiade, di impianto neoclassico; risentiva della formazione tardosettecentesca anche il dipinto presentato nel 1829 (La ninfa Salmace che seduce Ermafrodito, coll. privata), caratterizzato da un cromatismo intenso e da preziose qualità disegnative. Nel Paolo e Francesca (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), presentato a Brera nel 1831, l'artista si mostrava attardato su formule troubadour, ascendenze nordiche e miniaturistiche. Impegnato nello stabilimento litografico Galvani di Venezia, fra il 1833 e il 1838 ottenne numerose commissioni ecclesiastiche in Veneto e in Trentino: parte di queste opere, ancora oggi nella collocazione originaria, furono esposte alle rassegne annuali dell'Accademia di Venezia, dove fu assiduo (1838, Alcibiade sorpreso da Socrate nel gineceo, Trie-ste, Museo Revoltella). Reduce da diversi soggiorni a Monaco, dove si affermò come ritrattista, nel 1840 accettò l'invito alla corte degli zar, rimanendo a Pietroburgo fino al 1856. Negli anni russi, la sua produzione, riscoperta solo di recente, fu intensa e diversificata: dipinse ritratti, paesaggi, soggetti sacri e decorazioni (fra l'altro, gli affreschi del soffitto della galleria della Pittura Antica del Nuovo Ermitage). Al rientro in Italia presentò senza molta fortuna un Concerto in casa del Tintoretto alla Mostra veneziana del 1857.
Venezia 1808 - Marostica (Vicenza) 1859
Allievo dal 1820 all'Accademia di Belle Arti di Venezia, grazie all'interessamento di T. Matteini, suo maestro, usufruì di un sussidio triennale che gli permise di terminare gli studi accademici. Esordì nel 1827 all’Esposi-zione veneziana, con La morte di Alcibiade, di impianto neoclassico; risentiva della formazione tardosettecentesca anche il dipinto presentato nel 1829 (La ninfa Salmace che seduce Ermafrodito, coll. privata), caratterizzato da un cromatismo intenso e da preziose qualità disegnative. Nel Paolo e Francesca (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), presentato a Brera nel 1831, l'artista si mostrava attardato su formule troubadour, ascendenze nordiche e miniaturistiche. Impegnato nello stabilimento litografico Galvani di Venezia, fra il 1833 e il 1838 ottenne numerose commissioni ecclesiastiche in Veneto e in Trentino: parte di queste opere, ancora oggi nella collocazione originaria, furono esposte alle rassegne annuali dell'Accademia di Venezia, dove fu assiduo (1838, Alcibiade sorpreso da Socrate nel gineceo, Trie-ste, Museo Revoltella). Reduce da diversi soggiorni a Monaco, dove si affermò come ritrattista, nel 1840 accettò l'invito alla corte degli zar, rimanendo a Pietroburgo fino al 1856. Negli anni russi, la sua produzione, riscoperta solo di recente, fu intensa e diversificata: dipinse ritratti, paesaggi, soggetti sacri e decorazioni (fra l'altro, gli affreschi del soffitto della galleria della Pittura Antica del Nuovo Ermitage). Al rientro in Italia presentò senza molta fortuna un Concerto in casa del Tintoretto alla Mostra veneziana del 1857.