De Napoli Michele *
DE NAPOLI MICHELE
Terlizzi (Bari) 1808 - 1892
Laureatosi in legge per volere paterno, frequentò dal 1833 al 1837 l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu uno dei migliori allievi di C. Angelini. Alla Mostra Borbonica del 1837 esordì con Alessandro infermo e il suo medico Filippo e a quella del 1839 espose La morte di Alcibiade (Napoli, Museo di Capodimonte). Vinto il pensionato artistico, si stabilì a Roma dal 1839 al 1841: a questa esperienza rimanda il Prometeo che anima la statua con la scintilla rapita al carro del sole (Napoli, Museo di Capodimonte), premiato alla Borbonica del 1841. Alle tematiche neoclassiche degli esordi subentrarono presto le opere di contenuto religioso, mentre l’artista veniva associando all’impegno pittorico quello teorico e pubblico: nel 1848 fu nominato nella commissione di riforma dell’Accademia di Napoli e pubblicò la Considerazione intorno alle istituzioni artistiche napoletane, in polemica con una impostazione didattica superata. Nel 1851 fu secondo al concorso per la cattedra di disegno e nello stesso anno espose alla Mostra Borbonica San Francesco d'Assisi mostra le sue stimmate a diversi frati (Napoli, Museo di Capodimonte). Lo studio dell'artista divenne un riferimento obbligato per molti giovani pittori suoi conterranei, come F. Netti, B. Molinaro e F. S. Altamura. Negli anni ’50 ebbe un periodo di grande operosità realizzando, fra l'altro, gli affreschi del coro nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore (San Tommaso che redige l’Ufficio per la messa del Sacramento, San Domenico che disputa con gli Albigesi, 1853-1854), il sipario del teatro Puccini di Bari (Torneo di re Manfredi, 1854), gli affreschi per la cattedrale di Capua (1856) e la pala d’altare destinata alla chiesa delle Benedettine di Catania (Miracolo di san Benedetto, esposto a Napoli nel 1859). Dopo la caduta dei Borboni ricoprì prestigiosi incarichi pubblici: fra l’altro fu Ispettore del Museo Nazionale (1860) e direttore dell’istituto di Belle Arti. Rientrato nella nativa Terlizzi alla morte del padre (1863), fu assorbito dalle attività politiche e socio-culturali e trascurò l'impegno pittorico, al quale ritornò negli inoltrati anni '70 (Battesimo di sant'Agostino, Morte di san Girolamo, 1877, cattedrale di Altamura; San Tommaso e la disputa del Sacramento, 1878; Invenzione della Madonna di Sovereto, 1882; Maddalena penitente, 1884; Le tre Marie dopo l'espiazione al Calvario, 1885, cattedrale di Terlizzi). Nella cospicua collezione lasciata dall'artista al comune della sua città si conservano oltre centotrenta fra quadri e studi e una ricca collezione di disegni.
Terlizzi (Bari) 1808 - 1892
Laureatosi in legge per volere paterno, frequentò dal 1833 al 1837 l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu uno dei migliori allievi di C. Angelini. Alla Mostra Borbonica del 1837 esordì con Alessandro infermo e il suo medico Filippo e a quella del 1839 espose La morte di Alcibiade (Napoli, Museo di Capodimonte). Vinto il pensionato artistico, si stabilì a Roma dal 1839 al 1841: a questa esperienza rimanda il Prometeo che anima la statua con la scintilla rapita al carro del sole (Napoli, Museo di Capodimonte), premiato alla Borbonica del 1841. Alle tematiche neoclassiche degli esordi subentrarono presto le opere di contenuto religioso, mentre l’artista veniva associando all’impegno pittorico quello teorico e pubblico: nel 1848 fu nominato nella commissione di riforma dell’Accademia di Napoli e pubblicò la Considerazione intorno alle istituzioni artistiche napoletane, in polemica con una impostazione didattica superata. Nel 1851 fu secondo al concorso per la cattedra di disegno e nello stesso anno espose alla Mostra Borbonica San Francesco d'Assisi mostra le sue stimmate a diversi frati (Napoli, Museo di Capodimonte). Lo studio dell'artista divenne un riferimento obbligato per molti giovani pittori suoi conterranei, come F. Netti, B. Molinaro e F. S. Altamura. Negli anni ’50 ebbe un periodo di grande operosità realizzando, fra l'altro, gli affreschi del coro nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore (San Tommaso che redige l’Ufficio per la messa del Sacramento, San Domenico che disputa con gli Albigesi, 1853-1854), il sipario del teatro Puccini di Bari (Torneo di re Manfredi, 1854), gli affreschi per la cattedrale di Capua (1856) e la pala d’altare destinata alla chiesa delle Benedettine di Catania (Miracolo di san Benedetto, esposto a Napoli nel 1859). Dopo la caduta dei Borboni ricoprì prestigiosi incarichi pubblici: fra l’altro fu Ispettore del Museo Nazionale (1860) e direttore dell’istituto di Belle Arti. Rientrato nella nativa Terlizzi alla morte del padre (1863), fu assorbito dalle attività politiche e socio-culturali e trascurò l'impegno pittorico, al quale ritornò negli inoltrati anni '70 (Battesimo di sant'Agostino, Morte di san Girolamo, 1877, cattedrale di Altamura; San Tommaso e la disputa del Sacramento, 1878; Invenzione della Madonna di Sovereto, 1882; Maddalena penitente, 1884; Le tre Marie dopo l'espiazione al Calvario, 1885, cattedrale di Terlizzi). Nella cospicua collezione lasciata dall'artista al comune della sua città si conservano oltre centotrenta fra quadri e studi e una ricca collezione di disegni.