Dall'Oca Bianca Angelo*
DALL'OCA BIANCA ANGELO
Verona 1858 - 1942
Allievo di N. Nani all'Accademia Cignaroli di Verona dal 1873 al 1876, passò anche per l'Accademia veneziana dove si legò d'amicizia con G. Favretto. Esordì con II ripiego di un negligente all’Esposizione veronese del 1876 e l'anno seguente partecipò alla stessa rassegna con I consigli di un veterano e Le due orfanelle. Contemporanea a tale produzione di soggetti aneddotici, derivanti della tradizione indunesca, fu la realizzazione di alcuni ritratti di notevole qualità (Ritratto del padre, Ritratto del conte G. B. Polfranceschi, 1877, coll.privata). La fase giovanile della sua carriera fu debitrice nei confronti della pittura locale e del luminoso bozzettismo di Favretto, dai quali si emancipò con un indirizzo più personale e ricco di valenze sentimentali. Iniziò la sua fortunata carriera all'Esposizione di Brera del 1880 e alla Mostra Nazionale di Milano del 1881 dove presentò Lavatoio, Sotto zero, Lattivendolo e la prima versione di Coti e boni. Elemento di qualche peso nella sua evoluzione artistica fu il soggiorno romano del 1882-1883 (Dopo la Messa, esposto a Roma nel 1882) e il contatto con F. P. Michetti dal quale il pittore trasse suggerimenti per un uso più sistematico della fotografia a sostegno della composizione pittorica. La sua produzione migliore, legata alla rappresentazione di umili e diseredati, ebbe corso negli anni '80: con Viatico (Milano, Galleria d’Arte Moderna) e Colto in flagrante (1881, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) presentati all'Esposi-zione Nazionale di Torino del 1884; con Ave Maria gratia plena (esposto a Milano nel 1886, Milano, Accademia di Brera) dedicato a quella Verona minore che fu un suo frequente soggetto, e con Prima luce (esposto a Trieste nel 1890, Trieste, Museo Revoltella). La produzione più tarda, ispirata a scorci della città natale, come il noto Piazza Erbe a Verona (1903, Verona, Galleria d'Arte Moderna), ma spesso anche a vedute del lago di Garda, subì una progressiva cristallizzazione dei soggetti e un impoverimento di ispirazione, aprendosi solo di rado a ricerche divisioniste e simboliste. Il successo dell'artista restò comunque immutato nei primi anni del secolo e fu confermato dalla personale inserita nella Biennale veneziana del 1912.
Verona 1858 - 1942
Allievo di N. Nani all'Accademia Cignaroli di Verona dal 1873 al 1876, passò anche per l'Accademia veneziana dove si legò d'amicizia con G. Favretto. Esordì con II ripiego di un negligente all’Esposizione veronese del 1876 e l'anno seguente partecipò alla stessa rassegna con I consigli di un veterano e Le due orfanelle. Contemporanea a tale produzione di soggetti aneddotici, derivanti della tradizione indunesca, fu la realizzazione di alcuni ritratti di notevole qualità (Ritratto del padre, Ritratto del conte G. B. Polfranceschi, 1877, coll.privata). La fase giovanile della sua carriera fu debitrice nei confronti della pittura locale e del luminoso bozzettismo di Favretto, dai quali si emancipò con un indirizzo più personale e ricco di valenze sentimentali. Iniziò la sua fortunata carriera all'Esposizione di Brera del 1880 e alla Mostra Nazionale di Milano del 1881 dove presentò Lavatoio, Sotto zero, Lattivendolo e la prima versione di Coti e boni. Elemento di qualche peso nella sua evoluzione artistica fu il soggiorno romano del 1882-1883 (Dopo la Messa, esposto a Roma nel 1882) e il contatto con F. P. Michetti dal quale il pittore trasse suggerimenti per un uso più sistematico della fotografia a sostegno della composizione pittorica. La sua produzione migliore, legata alla rappresentazione di umili e diseredati, ebbe corso negli anni '80: con Viatico (Milano, Galleria d’Arte Moderna) e Colto in flagrante (1881, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) presentati all'Esposi-zione Nazionale di Torino del 1884; con Ave Maria gratia plena (esposto a Milano nel 1886, Milano, Accademia di Brera) dedicato a quella Verona minore che fu un suo frequente soggetto, e con Prima luce (esposto a Trieste nel 1890, Trieste, Museo Revoltella). La produzione più tarda, ispirata a scorci della città natale, come il noto Piazza Erbe a Verona (1903, Verona, Galleria d'Arte Moderna), ma spesso anche a vedute del lago di Garda, subì una progressiva cristallizzazione dei soggetti e un impoverimento di ispirazione, aprendosi solo di rado a ricerche divisioniste e simboliste. Il successo dell'artista restò comunque immutato nei primi anni del secolo e fu confermato dalla personale inserita nella Biennale veneziana del 1912.