Cusa Michele*
CUSA MICHELE
Rimella (Vercelli) 1799 - 1872
Di origine valsesiana fu allievo di G. Avondo alla Scuola di Disegno di Varallo e poi di G. Mazzola a Brera; fra il 1828 e il 1832 usufruì del pensionato del Regno Sardo a Roma. Rientrato a Torino fu coinvolto nei lavori per il Palazzo Reale voluti da Carlo Alberto, che gli commissionò due ritratti dei Savoia per la sala del Consiglio (Il Venerabile Pietro, La Beata Margherita), tre tele per la galleria del Daniele e tre soggetti storici per la sala del Caffè (Caterina Segurana, Pietro Micca, Carlo Emanuele I giovinetto incontra S. Carlo Borromeo). La sua affermazione torinese venne sancita dalla Mostra di Industria e Arte del 1838 dove espose anche una copia da G. Ferrari e Giovane donna di Albano, allusivo al periodo degli studi romani. Fu ancora presente alla Promotrice di Torino nel 1842 (Il Tempo che seco porta Amore, Contadina romana, Affetto materno) e nel 1843 (Testa del Redentore). Ormai impostosi nell’ambiente accademico torinese quale erede del conterraneo Mazzola, fu prima segretario dell’Albertina e dal 1850 professore di figura. In seguito la sua fortuna venne calando per la rilevata arretratezza stilistica delle sue opere (Martiri cristiani nel circo, 1856, Varallo, Pinacoteca Civica). Il fratello Francesco (Rimella 1803 - Torino 1850), anch’egli formatosi a Roma, con il pensionato Caccia di Novara, e qui premiato dall’Accademia di San Luca, fu autore di dipinti di ispirazione accademica (ancona della chiesa di Ferrera di Cravagliana, Vercelli; Ascensione di Gesù nel presbiterio della chiesa di Rimella) e di ritratti (Il Duca Ferdinando di Genova, Varallo, Società d’Incoraggiamento).
Rimella (Vercelli) 1799 - 1872
Di origine valsesiana fu allievo di G. Avondo alla Scuola di Disegno di Varallo e poi di G. Mazzola a Brera; fra il 1828 e il 1832 usufruì del pensionato del Regno Sardo a Roma. Rientrato a Torino fu coinvolto nei lavori per il Palazzo Reale voluti da Carlo Alberto, che gli commissionò due ritratti dei Savoia per la sala del Consiglio (Il Venerabile Pietro, La Beata Margherita), tre tele per la galleria del Daniele e tre soggetti storici per la sala del Caffè (Caterina Segurana, Pietro Micca, Carlo Emanuele I giovinetto incontra S. Carlo Borromeo). La sua affermazione torinese venne sancita dalla Mostra di Industria e Arte del 1838 dove espose anche una copia da G. Ferrari e Giovane donna di Albano, allusivo al periodo degli studi romani. Fu ancora presente alla Promotrice di Torino nel 1842 (Il Tempo che seco porta Amore, Contadina romana, Affetto materno) e nel 1843 (Testa del Redentore). Ormai impostosi nell’ambiente accademico torinese quale erede del conterraneo Mazzola, fu prima segretario dell’Albertina e dal 1850 professore di figura. In seguito la sua fortuna venne calando per la rilevata arretratezza stilistica delle sue opere (Martiri cristiani nel circo, 1856, Varallo, Pinacoteca Civica). Il fratello Francesco (Rimella 1803 - Torino 1850), anch’egli formatosi a Roma, con il pensionato Caccia di Novara, e qui premiato dall’Accademia di San Luca, fu autore di dipinti di ispirazione accademica (ancona della chiesa di Ferrera di Cravagliana, Vercelli; Ascensione di Gesù nel presbiterio della chiesa di Rimella) e di ritratti (Il Duca Ferdinando di Genova, Varallo, Società d’Incoraggiamento).