Cremona Tranquillo *
CREMONA TRANQUILLO
Pavia 1837 - Milano 1878
Rimasto orfano in giovane età, dimostrò un precoce interesse per la pittura e si iscrisse nel 1848 alla Civica Scuola di Pavia, diretta da G. Trécourt. Qui ebbe per compagno di studi F. Faruffini e venne in contatto con l’opera del Piccio. Dal 1852 fu a Venezia, dove frequentò i corsi di M. Grigoletti e L. Lipparini presso l’Accademia di Belle Arti, ottenendo riconoscimenti nei concorsi scolastici e dove ebbe modo di studiare i maestri veneti del Quattrocento e del Cinquecento (Un falconiere del XVI secolo, esposto a Brera nel 1859). Trasferitosi nel 1859 a Milano, seguì a Brera i corsi di G. Bertini, indirizzando le proprie scelte sui temi di storia medievale: nelle opere di questi anni sono avvertibili non solo gli influssi del maestro ma anche di F. Hayez (Una visita alla tomba di Giulietta e Romeo, 1862, Milano, Galleria d'Arte Moderna). Se il Marco Polo alla corte del Gran Khan (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), presentato all'annuale di Brera nel 1863, fu sgradito alla critica, forti consensi incontrò invece alla medesima esposizione la replica del Falconiere (Milano, Galleria d’Arte Moderna), opera nuova sia per il soggetto, prototipo dei ‘duetti’ amorosi cremoniani, sia per la composizione, inconsueta nella intensa concentrazione sentimentale. Allontanatosi dall'ambiente accademico e aperto uno studio in via Conservatorio, Cremona approfondì in questi anni i legami di amicizia con un gruppo di artisti, i futuri Scapigliati, di cui condivise le scelte poetiche e lo stile di vita; frequentò i letterati C. Dossi e G. Rovani (di quest’ultimo illustrò l’opera letteraria) e il musicista A. Catalani. Proseguiva intanto la produzione di soggetti romantici e quella dei ritratti (Nicola Massa, 1867, Pavia, Pinacoteca Malaspina; Luigi Perelli, 1867, Milano, Galleria d'Arte Moderna). Nel 1870 con I due cugini (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) si concluse la fase di sperimentazione e di ricerca sulla luce e sul colore. Assorbita la lezione di Faruffini e del Piccio, prese avvio una nuova maniera, caratterizzata dall'abolizione della linea di contorno accademica, dal tocco liquido e vaporoso e dal progressivo disfacimento delle forme in favore della luce. A partire dal 1874, modella dei suoi dipinti fu quasi sempre Elisa Cagnoli, sorella della cantante Carlotta, moglie del pittore. I soggetti preferiti di quest’epoca furono i moti sentimentali della giovinezza (Silenzio amoroso, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna; L'edera, 1878, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna), i ritratti (V. Grubicy, 1877, coll. privata) o i costumi di Sar- zana. Nel corso degli anni '70 si intensificò inoltre la produzione di acquerelli, tecnica che ben si adattava alle ricerche di un tratto veloce e leggero (I cuginetti, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; High-Life, Milano, Galleria d’Arte Moderna). Nel 1874 la nomina a socio onorario dell'Accademia di Brera e, poco prima della prematura scomparsa, quella a direttore della Scuola di Pittura di Pavia, confermavano il prestigio dell'artista.
Pavia 1837 - Milano 1878
Rimasto orfano in giovane età, dimostrò un precoce interesse per la pittura e si iscrisse nel 1848 alla Civica Scuola di Pavia, diretta da G. Trécourt. Qui ebbe per compagno di studi F. Faruffini e venne in contatto con l’opera del Piccio. Dal 1852 fu a Venezia, dove frequentò i corsi di M. Grigoletti e L. Lipparini presso l’Accademia di Belle Arti, ottenendo riconoscimenti nei concorsi scolastici e dove ebbe modo di studiare i maestri veneti del Quattrocento e del Cinquecento (Un falconiere del XVI secolo, esposto a Brera nel 1859). Trasferitosi nel 1859 a Milano, seguì a Brera i corsi di G. Bertini, indirizzando le proprie scelte sui temi di storia medievale: nelle opere di questi anni sono avvertibili non solo gli influssi del maestro ma anche di F. Hayez (Una visita alla tomba di Giulietta e Romeo, 1862, Milano, Galleria d'Arte Moderna). Se il Marco Polo alla corte del Gran Khan (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), presentato all'annuale di Brera nel 1863, fu sgradito alla critica, forti consensi incontrò invece alla medesima esposizione la replica del Falconiere (Milano, Galleria d’Arte Moderna), opera nuova sia per il soggetto, prototipo dei ‘duetti’ amorosi cremoniani, sia per la composizione, inconsueta nella intensa concentrazione sentimentale. Allontanatosi dall'ambiente accademico e aperto uno studio in via Conservatorio, Cremona approfondì in questi anni i legami di amicizia con un gruppo di artisti, i futuri Scapigliati, di cui condivise le scelte poetiche e lo stile di vita; frequentò i letterati C. Dossi e G. Rovani (di quest’ultimo illustrò l’opera letteraria) e il musicista A. Catalani. Proseguiva intanto la produzione di soggetti romantici e quella dei ritratti (Nicola Massa, 1867, Pavia, Pinacoteca Malaspina; Luigi Perelli, 1867, Milano, Galleria d'Arte Moderna). Nel 1870 con I due cugini (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) si concluse la fase di sperimentazione e di ricerca sulla luce e sul colore. Assorbita la lezione di Faruffini e del Piccio, prese avvio una nuova maniera, caratterizzata dall'abolizione della linea di contorno accademica, dal tocco liquido e vaporoso e dal progressivo disfacimento delle forme in favore della luce. A partire dal 1874, modella dei suoi dipinti fu quasi sempre Elisa Cagnoli, sorella della cantante Carlotta, moglie del pittore. I soggetti preferiti di quest’epoca furono i moti sentimentali della giovinezza (Silenzio amoroso, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna; L'edera, 1878, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna), i ritratti (V. Grubicy, 1877, coll. privata) o i costumi di Sar- zana. Nel corso degli anni '70 si intensificò inoltre la produzione di acquerelli, tecnica che ben si adattava alle ricerche di un tratto veloce e leggero (I cuginetti, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; High-Life, Milano, Galleria d’Arte Moderna). Nel 1874 la nomina a socio onorario dell'Accademia di Brera e, poco prima della prematura scomparsa, quella a direttore della Scuola di Pittura di Pavia, confermavano il prestigio dell'artista.