Chialli Vincenzo *
CHIALLI VINCENZO
Città di Castello (Perugia) 1787 - Cortona (Arezzo) 1840
Allievo di G. Crosti, dopo l’apprendistato nella sua cittàsi perfezionò a Roma con V. Camuccini, applicandosi allo studio dell’antico e dei maestri del secondo Rinascimento. Espresse il frutto delle sue prime esperienze in alcuni ritratti oggi irreperibili (Costanza Monti Perticari come Euterpe) e si specializzò su consiglio dell’amico A. Canova in temi di genere, sui modelli di F. M. Granet. Rientrato a Città di Castello nel 1809, fu sospinto da numerose commissioni a una febbrile attività fra l’Umbria e le Marche. A Pesaro il contatto con V. Monti gli consentì di affinare quelle conoscenze letterario-mitologiche che tradusse in alcune opere come Ebe che disseta Giove sotto forma di aquila (perduta). Un secondo soggiorno romano (1815-1822) lo avvicinò a T. Minardi e a J. B. Wicar favorendo l’evoluzione verso una produzione devozionale cara alla sensibilità purista (Visitazione di Santa Elisabetta, per la chiesa di San Romualdo; Madonna con il Bambino dormiente, Città di Castello, Pinacoteca). Si cimentò anche nella decorazione (Villa Torlonia a Grottaferrata, Roma) ma l’impresa destinata a dargli maggiore notorietà fu la realizzazione di due grandi tele per il Granduca di Toscana: Esequie di un cappuccino (1824, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, depositi) e il Coro dei cappuccini (irreperibile). Direttore dal 1836 dell’Accademia di disegno a Cortona, dedicò la sua ultima produzione a ritratti e temi di soggetto religioso e letterario. Il fratello minore, Fortu-nato (1798-1876), fu anch’egli alla scuola di G. Crosti, e agli inizi mise in luce doti non comuni di disegnatore. Amico di T. Minardi e di J. F. Overbeck, dopo la grave malattia che lo rese cieco a vent’anni rimase legato al mondo artistico con l’attività di critico e di saggista.
Città di Castello (Perugia) 1787 - Cortona (Arezzo) 1840
Allievo di G. Crosti, dopo l’apprendistato nella sua cittàsi perfezionò a Roma con V. Camuccini, applicandosi allo studio dell’antico e dei maestri del secondo Rinascimento. Espresse il frutto delle sue prime esperienze in alcuni ritratti oggi irreperibili (Costanza Monti Perticari come Euterpe) e si specializzò su consiglio dell’amico A. Canova in temi di genere, sui modelli di F. M. Granet. Rientrato a Città di Castello nel 1809, fu sospinto da numerose commissioni a una febbrile attività fra l’Umbria e le Marche. A Pesaro il contatto con V. Monti gli consentì di affinare quelle conoscenze letterario-mitologiche che tradusse in alcune opere come Ebe che disseta Giove sotto forma di aquila (perduta). Un secondo soggiorno romano (1815-1822) lo avvicinò a T. Minardi e a J. B. Wicar favorendo l’evoluzione verso una produzione devozionale cara alla sensibilità purista (Visitazione di Santa Elisabetta, per la chiesa di San Romualdo; Madonna con il Bambino dormiente, Città di Castello, Pinacoteca). Si cimentò anche nella decorazione (Villa Torlonia a Grottaferrata, Roma) ma l’impresa destinata a dargli maggiore notorietà fu la realizzazione di due grandi tele per il Granduca di Toscana: Esequie di un cappuccino (1824, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, depositi) e il Coro dei cappuccini (irreperibile). Direttore dal 1836 dell’Accademia di disegno a Cortona, dedicò la sua ultima produzione a ritratti e temi di soggetto religioso e letterario. Il fratello minore, Fortu-nato (1798-1876), fu anch’egli alla scuola di G. Crosti, e agli inizi mise in luce doti non comuni di disegnatore. Amico di T. Minardi e di J. F. Overbeck, dopo la grave malattia che lo rese cieco a vent’anni rimase legato al mondo artistico con l’attività di critico e di saggista.