Celentano Bernardo *
CELENTANO BERNARDO
Napoli 1835 - Roma 1863
Frequentò giovanissimo lo studio del pittore L. Stabile e nel 1849 divenne alunno di C. Guerra all’Accademia di Napoli. Avviato alla pittura di storia, coltivò una mirata preparazione culturale sotto la guida del fratello Luigi, colto magistrato. Nel 1851 esordì con successo alla Mostra Borbonica con Un inutile pentimento (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), tratto dalla Battaglia di Benevento del Guerrazzi: l’opera, di melodrammatica spontaneità, fu presentata con altri tre dipinti (Tre zingari, Mezza figura di vecchio, Caino spaventato dalla voce di Dio dopo aver ucciso il fratello). Nello stesso anno eseguì il bozzetto per lo Zingaro pittore (Napoli, Museo di San Martino) dove è testimoniata la particolare attenzione alla ricostruzione storica di ambienti e personaggi. Dal 1852 seguì i corsi di nudo presso la scuola privata di G. Mancinelli; legatosi poi a D. Morelli che lo esortò a studiare l’arte antica, si recò a Roma. Qui realizzò numerosi bozzetti e frequentò T. Minardi, F. Coghetti, N. Consoni, J. F. Overbeck e i pittori nazareni. L’influsso purista è evidente nel San Stanislao morente (cartone, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), opera completata al ritorno da Roma nel 1854 ed esposta nel 1855 alla Mostra Borbonica insieme al Seppellimento di Santo Stefano dopo il martirio (1853, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; in deposito ad Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica). Nel 1856 si recò con Morelli a Firenze dove frequentò i pittori del Caffè Michelangiolo, ma il dibattito sul rinnovamento realista, come d’altro canto la ricerca di Palizzi, non incise sul suo percorso artistico: proseguì da solo lo studio della prospettiva e della luce, ricorrendo ai fondali di paesaggio all’aperto e alla puntuale ricostruzione degli ambienti. Visitate alcune città dell’Italia centrale rientrò a Roma e iniziò a lavorare al Benvenuto Cellini bombardiere a Castel Sant'Angelo (Napoli, Museo di Capodimonte): qui si avvalse della fotografia per gli schizzi preparatori e per lo studio della luce (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Nel 1856, a Milano, l’artista conobbe i fratelli Induno, e viaggiò in Veneto entrando in contatto con S. Ussi a Padova. Durante una breve sosta a Venezia, dipinse una delle sue poche opere veriste: Interno di caffè a Venezia (Roma, Uffici della Marina Mercantile). Nel 1857 ritornò a Roma per proseguire il Cellini e iniziare il San Francesco Saverio per il Duomo di Dublino. In questi anni realizzò anche piccoli quadri di genere oggi dispersi. Negli anni ’60 si interessò sempre più alle ricerche tonali e realizzò composizioni con poche figure (Masaniello al colloquio col duca d'Arcos, disegno, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) e scene d’interni di carattere intimista vicine alla pittura di G. Toma (La modella si traveste, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti). Con II consiglio dei Dieci (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) esposto a Firenze nel 1861 l'artista fu consacrato come il più moderno dei pittori di storia; il Tasso a Bisaccia (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, in deposito alla Camera dei Deputati), iniziato nel 1862, restò incompiuto per la sua prematura morte. Oltre a una cospicua produzione di studi e disegni (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) lasciò diversi ritratti tra i quali quello di Luigi Celentano (1854, Napoli, Museo di San Martino) e quello di grande vivezza e modernità di D.Morelli (1859, coll. privata).
Napoli 1835 - Roma 1863
Frequentò giovanissimo lo studio del pittore L. Stabile e nel 1849 divenne alunno di C. Guerra all’Accademia di Napoli. Avviato alla pittura di storia, coltivò una mirata preparazione culturale sotto la guida del fratello Luigi, colto magistrato. Nel 1851 esordì con successo alla Mostra Borbonica con Un inutile pentimento (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), tratto dalla Battaglia di Benevento del Guerrazzi: l’opera, di melodrammatica spontaneità, fu presentata con altri tre dipinti (Tre zingari, Mezza figura di vecchio, Caino spaventato dalla voce di Dio dopo aver ucciso il fratello). Nello stesso anno eseguì il bozzetto per lo Zingaro pittore (Napoli, Museo di San Martino) dove è testimoniata la particolare attenzione alla ricostruzione storica di ambienti e personaggi. Dal 1852 seguì i corsi di nudo presso la scuola privata di G. Mancinelli; legatosi poi a D. Morelli che lo esortò a studiare l’arte antica, si recò a Roma. Qui realizzò numerosi bozzetti e frequentò T. Minardi, F. Coghetti, N. Consoni, J. F. Overbeck e i pittori nazareni. L’influsso purista è evidente nel San Stanislao morente (cartone, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), opera completata al ritorno da Roma nel 1854 ed esposta nel 1855 alla Mostra Borbonica insieme al Seppellimento di Santo Stefano dopo il martirio (1853, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; in deposito ad Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica). Nel 1856 si recò con Morelli a Firenze dove frequentò i pittori del Caffè Michelangiolo, ma il dibattito sul rinnovamento realista, come d’altro canto la ricerca di Palizzi, non incise sul suo percorso artistico: proseguì da solo lo studio della prospettiva e della luce, ricorrendo ai fondali di paesaggio all’aperto e alla puntuale ricostruzione degli ambienti. Visitate alcune città dell’Italia centrale rientrò a Roma e iniziò a lavorare al Benvenuto Cellini bombardiere a Castel Sant'Angelo (Napoli, Museo di Capodimonte): qui si avvalse della fotografia per gli schizzi preparatori e per lo studio della luce (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Nel 1856, a Milano, l’artista conobbe i fratelli Induno, e viaggiò in Veneto entrando in contatto con S. Ussi a Padova. Durante una breve sosta a Venezia, dipinse una delle sue poche opere veriste: Interno di caffè a Venezia (Roma, Uffici della Marina Mercantile). Nel 1857 ritornò a Roma per proseguire il Cellini e iniziare il San Francesco Saverio per il Duomo di Dublino. In questi anni realizzò anche piccoli quadri di genere oggi dispersi. Negli anni ’60 si interessò sempre più alle ricerche tonali e realizzò composizioni con poche figure (Masaniello al colloquio col duca d'Arcos, disegno, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) e scene d’interni di carattere intimista vicine alla pittura di G. Toma (La modella si traveste, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti). Con II consiglio dei Dieci (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) esposto a Firenze nel 1861 l'artista fu consacrato come il più moderno dei pittori di storia; il Tasso a Bisaccia (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, in deposito alla Camera dei Deputati), iniziato nel 1862, restò incompiuto per la sua prematura morte. Oltre a una cospicua produzione di studi e disegni (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) lasciò diversi ritratti tra i quali quello di Luigi Celentano (1854, Napoli, Museo di San Martino) e quello di grande vivezza e modernità di D.Morelli (1859, coll. privata).