Calvi Ercole *
CALVI ERCOLE
Verona 1824 - 1900
Studiò con L. Macanzoni e all’ambiente accademico veronese restò legato sia per il successivo impegno didattico (dal 1859) sia per l’eredità assunta dal locale paesaggismo settecentesco. Dopo una breve attività di scenografo, esordì a Verona nel 1843, con le prime vedute segnate da un descrittivismo d'impronta realista. Rientrato in città dopo un soggiorno a Milano nel 1856, partecipò all’istituzione della Società di Belle Arti, presso la quale espose assiduamente fra il 1860 e la fine del secolo. Il suo stile andò maturando in una forma più svelta e vibrante di pennellate minute (Il Monte Rosa, 1886, Verona, Galleria d’Arte Moderna), volte agli effetti ambientali nei paesaggi del lago di Garda, delle Prealpi, della Riviera Ligure, o nelle vedute urbane ricche di atmosfera (Piazza delle Erbe, Verona, coll. Banca Popolare), nelle aggraziate scene popolari (Lavandaie, esposto nel 1880 a Verona, Verona, coll. Cassa di Risparmio). La sua fortuna andò scemando dopo il 1870, a causa della ripetitività dei soggetti e per il confronto con l’opera di artisti più innovativi.
Verona 1824 - 1900
Studiò con L. Macanzoni e all’ambiente accademico veronese restò legato sia per il successivo impegno didattico (dal 1859) sia per l’eredità assunta dal locale paesaggismo settecentesco. Dopo una breve attività di scenografo, esordì a Verona nel 1843, con le prime vedute segnate da un descrittivismo d'impronta realista. Rientrato in città dopo un soggiorno a Milano nel 1856, partecipò all’istituzione della Società di Belle Arti, presso la quale espose assiduamente fra il 1860 e la fine del secolo. Il suo stile andò maturando in una forma più svelta e vibrante di pennellate minute (Il Monte Rosa, 1886, Verona, Galleria d’Arte Moderna), volte agli effetti ambientali nei paesaggi del lago di Garda, delle Prealpi, della Riviera Ligure, o nelle vedute urbane ricche di atmosfera (Piazza delle Erbe, Verona, coll. Banca Popolare), nelle aggraziate scene popolari (Lavandaie, esposto nel 1880 a Verona, Verona, coll. Cassa di Risparmio). La sua fortuna andò scemando dopo il 1870, a causa della ripetitività dei soggetti e per il confronto con l’opera di artisti più innovativi.