Bianchi Mosè *
BIANCHI MOSÈ
Monza (Milano) 1840 - 1904
Figlio del pittore Giosuè, studiò sino al 1856 presso il collegio Bosisio di Monza, ove insegnava suo padre, passando poi all’Accademia di Brera a Milano. Ripresi gli studi abbandonati nel 1859 per militare nelle file dei Cacciatori delle Alpi, frequentò i corsi di G. Bertini, concludendo infine la propria formazione accademica nel 1863, anno in cui presentava all'esposizione braidense La congiura di Pontida, tela fedele ai modi del suo maestro. Ottenuto nel 1866 il premio Oggioni con La visione di Saulle, poté compiere importanti soggiorni di studio a Venezia e, nel 1868, a Parigi. Si andava intanto affermando sulla scena artistica milanese con quadri di genere, dove il suo interesse per una realtà umile e feriale di gusto briosamente aneddotico era felicemente sostenuto dalla spigliatezza pittorica. In questo contesto si collocano le tante immagini animate da vivaci chierichetti inaugurate nel 1864 con La vigilia della Sagra (Milano, Pinacoteca di Brera), mentre nello stesso periodo, in opere come Cleopatra o La monaca di Monza (entrambe a Milano, Galleria d’Arte Moderna), l'artista si richiamava a temi di ascendenza romantica accentuandone i toni emotivi nella resa suggestiva della figura. La nomina a consigliere dell'Accademia di Brera ottenuta nel 1871, e tre anni dopo la vincita del premio Principe Umberto con il Ritratto di signora, ribadivano l'ormai solido successo. Dal 1876 al 1877 sviluppava la decorazione neotiepolesca di Villa Giovanelli a Lonigo (Vicenza) su un recupero di stilemi settecenteschi già sperimentato con successo, almeno sul piano tematico, in tele degli anni '60 (Il pittore Londonio, Torino, Galleria d'Arte Moderna); recupero attuato anche in II genio dei Savoia della stazione ferroviaria di Monza (1883), così come nella Flora di Palazzo Turati a Milano (1885). Pure in questi anni utilizzò la virtuosistica speditezza formale, non sempre esente da cedimenti, in soggetti lagunari, fra i quali uno dei più significativi, la Laguna in burrasca (Lugo di Vicenza, Museo Godi Valmarana), comparve all'esposizione braidense del 1879, e in vedute milanesi come Una nevicata a Milano del 1881 (Milano, Galleria d'Arte Moderna). Negli ultimi due decenni del secolo a questi soggetti, con una progressiva propensione per il formato ridotto, egli affidò la propria presenza espositiva, culminata con il consistente invio di 14 tele all'Esposizione Generale di Torino del 1884. Risiedette lunghi periodi a Gignese sul lago Maggiore; dopo il 1899, malato, si ritirò a Monza.
Monza (Milano) 1840 - 1904
Figlio del pittore Giosuè, studiò sino al 1856 presso il collegio Bosisio di Monza, ove insegnava suo padre, passando poi all’Accademia di Brera a Milano. Ripresi gli studi abbandonati nel 1859 per militare nelle file dei Cacciatori delle Alpi, frequentò i corsi di G. Bertini, concludendo infine la propria formazione accademica nel 1863, anno in cui presentava all'esposizione braidense La congiura di Pontida, tela fedele ai modi del suo maestro. Ottenuto nel 1866 il premio Oggioni con La visione di Saulle, poté compiere importanti soggiorni di studio a Venezia e, nel 1868, a Parigi. Si andava intanto affermando sulla scena artistica milanese con quadri di genere, dove il suo interesse per una realtà umile e feriale di gusto briosamente aneddotico era felicemente sostenuto dalla spigliatezza pittorica. In questo contesto si collocano le tante immagini animate da vivaci chierichetti inaugurate nel 1864 con La vigilia della Sagra (Milano, Pinacoteca di Brera), mentre nello stesso periodo, in opere come Cleopatra o La monaca di Monza (entrambe a Milano, Galleria d’Arte Moderna), l'artista si richiamava a temi di ascendenza romantica accentuandone i toni emotivi nella resa suggestiva della figura. La nomina a consigliere dell'Accademia di Brera ottenuta nel 1871, e tre anni dopo la vincita del premio Principe Umberto con il Ritratto di signora, ribadivano l'ormai solido successo. Dal 1876 al 1877 sviluppava la decorazione neotiepolesca di Villa Giovanelli a Lonigo (Vicenza) su un recupero di stilemi settecenteschi già sperimentato con successo, almeno sul piano tematico, in tele degli anni '60 (Il pittore Londonio, Torino, Galleria d'Arte Moderna); recupero attuato anche in II genio dei Savoia della stazione ferroviaria di Monza (1883), così come nella Flora di Palazzo Turati a Milano (1885). Pure in questi anni utilizzò la virtuosistica speditezza formale, non sempre esente da cedimenti, in soggetti lagunari, fra i quali uno dei più significativi, la Laguna in burrasca (Lugo di Vicenza, Museo Godi Valmarana), comparve all'esposizione braidense del 1879, e in vedute milanesi come Una nevicata a Milano del 1881 (Milano, Galleria d'Arte Moderna). Negli ultimi due decenni del secolo a questi soggetti, con una progressiva propensione per il formato ridotto, egli affidò la propria presenza espositiva, culminata con il consistente invio di 14 tele all'Esposizione Generale di Torino del 1884. Risiedette lunghi periodi a Gignese sul lago Maggiore; dopo il 1899, malato, si ritirò a Monza.